Molto è cambiato nella vita di Amanda Shires dall’uscita di “Take It Like A Man” (2022) a oggi. Il divorzio da Jason Isbell diventato di pubblico dominio, la morte del nonno e del padre hanno inevitabilmente segnato la fine di un capitolo della sua vita musicale e personale.

Credit: Brett Warren

Il nuovo album “Nobody’s Girl” riparte da qui ed è una potente dichiarazione d’indipendenza. Prodotto da Lawrence Rothman e registrato ai Sound Emporium Studios di Nashville e a Los Angeles ai Rothman Recorder vede Shires circondarsi di musicisti di prim’ordine: Fred Eltringham e Julian Dorio alla batteria, Dominic Davis al basso, Peter Levin alle tastiere, Zach Setchfield alla chitarra con la partecipazione di Jay Bellerose (batteria) Pino Palladino  e Jimbo Hart al basso e Joe Kennedy (piano, chitarra).

Amanda oltre al classico violino ha suonato anche chitarra e ukulele per raccontare la fine di un mondo privato,  il drammatico dissolversi della vita familiare e l’immensa fatica di ricominciare, rimettendo insieme i pezzi. Emozioni senza filtri, sempre sul filo del rasoio tra indie rock, indie folk, country e americana.

Sincerità e intensità sono le parole d’ordine di dolorose e melodiche ballate come “A Way It Goes” o “Maybe I” che fanno i conti con il passato tra dubbi, ripensamenti e rivendicazioni che toccano il culmine in “The Details” dove la voce quasi si spezza per poi tornare forte sull’onda del violino e del piano di “Living” e della chitarra di “Lose It For A While” con un arrangiamento sorprendente nel finale.

Vivere è un’arte che Amanda sta continuando a imparare e lo fa a suon di rock in “Piece Of Mind”, con le orchestrazioni di “Streetlights and Stars” dal sapore cinematografico e “Lately” altra ballata che prova a sanare le ferite con la musica di Billy Joel.  Tempo di nuovi inizi da “Friend Zone” in poi, con “Strange Dreams” altro momento ritmato e tenace.

Amanda Shires  rende avvincente il dolore più feroce con un finale riflessivo affidato a “Can’t Hold Your Breath” e “Not Feeling Anything”.  Devastante, a volte malinconica ma mai nostalgica, spesso grintosa e sempre efficace, scopre di poter appartenere solo a se stessa in un album di grande spessore che imprime alla sua carriera una svolta definitiva.