L’ostilità, la paura del diverso che ha sostituito empatia e fiducia sono i temi portanti di “In Fatti Ostili” nuovo album dei Delta V dopo “Heimat” che ha segnato la rinascita ufficiale della band in forma diversa ma coerente col passato.

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Undici brani prodotti da Paolo GozzettiRoberto Vernetti in cui Carlo Bertotti, Flavio Ferri e Marti mettono bene in chiaro da che parte stanno (quella dell’umanità e della critica sociale costruttiva) in un clima teso e infuocato racchiuso nei due singoli: l’incalzante “Nazisti Dell’Illinois” e “Regole A Milano” un dolce e ferreo dialogo di odi et amo con una città che sembra aver dimenticato le persone in nome del profitto.

Conversazioni con se stessi quelle di “Essere Migliori” e i synth a far da guida alla voce di Marti che ammette disillusioni e sconfitte di quella generazione che aspettava il 2000 pensando di avere le chiavi del mondo e ora si barcamena “come eroi senza superpoteri liberati ma prigionieri” tra le rate del mutuo. Sogni interrotti a cui fa eco “La disciplina del nulla” che invita a non arrendersi.

Le mancanze e i ricordi di “Wendy”, i rimpianti di “Storti” dall’atmosfera cupa e noir, l’intensità di “Panico”, “Provincia Meccanica” che col suo “vivi crepa prega mordi sputa scappa sbatti e corri ancora” traccia un vivido ritratto giovanile uniscono presente e passato con lucidità e insistenza, tra riferimenti letterari e cinematografici (Scerbanenco, Lizzani).

Una bella prova di maturità nei suoni e nei testi “In Fatti Ostili”, la geografia urbana della Milano di ieri e di oggi sempre presente torna in “San Babila ore 20(25)” brano poliedrico che con intelligenza rielabora la traccia di chiusura di “Pioggia Rosso Acciaio” rivendicando il diritto all’obiezione. La riflessiva “Laika e l’America” e “I Raggi B” coda strumentale con la partecipazione di Steve Hackett dei Genesis chiudono un disco incisivo fatto di opinioni, parole, contenuti e melodie ad alta densità.