erintheredmc, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Prosegue senza sosta la stagione numero quarantacinque del Covo Club e le sorprese continuano a essere davvero importanti e notevoli.

Oggi gli ospiti dello storico club di viale Zagabria sono i We Are Scientists, che arrivano a presentare il loro nuovo LP, “Qualifying Miles“, uscito lo scorso luglio via Groenland Records.

Stasera siamo arrivati alla loro terza e ultima data nel nostro paese dopo i passaggi a Milano e Roma nei giorni scorsi.

Insieme a Keith Murray e Chris Cain sul palco c’è il batterista Keith Carne, con loro da ormai oltre dieci anni, e, in seguito salirà anche Sean McVerry, che ha aperto la serata, alla seconda chitarra e ai synth.

Ad aprire i giochi, quando l’orologio ha superato da poco le dieci e cinquanta, è proprio un brano estratto dal loro lavoro più recente, “Please Don’t Say It”: decisamente più fragorosa e divertente che nella versione del disco, regala al pubblico la prima dose di adrenalina con ottime melodie chitarristiche e un ritmo parecchio elevato.

Non ci vuole molto prima che la folla si incendi con un classico, “Nobody Move, Nobody Get Hurt”, opening-track di quel “With Love And Squalor” (2005), che abbiamo amato e consumato negli ultimi venti anni: il coro è praticamente un assist per danzare. Se il basso e la chitarra sono già decisamente rumorosi, il drumming si fa sempre più pesante e invita a uno dei tanti handclapping della serata.

“Can’t Lose” calma per un po’ l’atmosfera, ma poi ci pensano il basso prorompente di Cain e la vibrante sei corde di Murray a scaldare di nuovo il clima della sala del Covo Club.

E allora non può mancare nemmeno un altro classico come “It’s A Hit” con la sua energia e il suo coro supercatchy che trascinano di nuovo la folla bolognese.

Poco più avanti via con un altro vecchio singolo, “Textbook”: Keith abbandona la sua chitarra e scende tra il pubblico, lasciando solo la sezione ritmica sul palco. L’adrenalina scende a fiumi e ovviamente i fan emiliani rispondono cantando insieme alla band di stanza a NYC.

Ecco poi un altro estratto da “Qualifying Miles, “The Big One” con i suoi vocals polleggiati e riflessivi, mentre la strumentazione risponde sempre con una grande intensità.

A chiudere il mainset ci pensa “Less For You”, unico estratto di oggi dal precedente disco, “Lobes” (2023): dai toni saltellanti e con un drumming energico e qualche synth, invita a ballare e scatena l’ennesimo handclapping.

Piccola pausa – ovviamente rimanendo sul palco – e si riparte con un sostanzioso encore composto da ben quattro pezzi: ad aprire è “I Could Do So Much Worse” che, nonostante sia rumorosa ed energica a livello strumentale, ha comunque un tono malinconico e vocals riflessivi.

La festa riprende poco dopo con il loro singolo più famoso, “The Great Escape”, un inno totale: ogni presente canta e balla sin dal primo riff della chitarra di Murray, mentre Carne schiaccia pesantemente sul suo drumkit. La gioia è visibile negli occhi di tutti sia sul palco che in mezzo alla folla.

Un ultimo classico, “After Hours”, da “Brain Thrust Mastery” (2008), chiude la serata con l’ennesima dose di chitarre e di energia, nonostante un veli di malinconia nei vocals.

Quasi settantacinque minuti di puro divertimento in cui i We Are Scientists hanno saputo trovare un bel equilibrio tra i brani del nuovo disco e i vecchi singoli, sempre trascinanti e adrenalinici: il loro indie-rock dalle sfumature pop è sempre vitale anche dopo oltre venticinque anni di carriera!