
Il bus notturno di Jake Cottier e Olive Rees attraversa la citta di Manchester scivolando tra le ombre di una notte senza luna, in cui sonorità malinconiche e minimali disegnano strade da percorrere con attenzione, perché il rischio dell’ascoltatore è quello di lasciarsi ipnotizzare, perdersi in strutture eletroniche ricche di fascino e suggestione, scure e per questo affascinanti e misteriose.
La città di Manchester sa essere così viva, rumorosa e chiassosa, ma sa nascondere anche animi inquieti, sguardi sfuggenti e pulsazioni che canalizzano emozioni meno vistose ma non per questo meno importanti. La band non cerca la sfacciata approvazione pop, ma lascia che il tutto, naturalmente, continua a spingere sul lato meno luccicante, perferendo la sensazioni sottotraccia a quelle più ingombranti. E la scelta si dimostra vincente.
Abbiamo letto tanti paragoni e tanti accostamenti, dai Massive Attack agli XX, passando addirittura dai New Order, e sinceramente, in linea di massima, possiamo anche dire che certi nomi fanno veramente parte del loro bagaglio artistico, ma la band ha le spalle larghe per gestire un disco intero senza venire sopraffatta dai modelli. I Nightbus vincono la sfida grazie al forte lavoro sulle atmosfere (delicate ma sinistre, fortemente plumbee, disturbate e dense di minacce), sui particolari vincenti che emergono ad ogni ascolto, sulle sfumature suggestive modellate dai synth che catturano il nostro orecchio, su quella battuta morbida (ma non sempre, attenzione) che incontra chitarre dagli spigoli che sembrano poco taglienti e invece sanno lasciare sempre il segno (in “Host” lo fanno quasi in modo rabbioso e pieno di tensione): in una parola questa band sa essere “evocativa” e vi assicuro che non è poco.
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Nightbus: Bandcmap













