Gestire l’aria, perchè è poca. Catalogare le vie di fuga: il cielo sta cadendo a pezzi. Pettinarsi con cura prima di uscire. Provare sorrisi, distendere le nervature, lasciare che la pelle svolga se stessa contro il vento. D’un tratto invidio la lavatrice: è l’unica cosa che porta a termine la sua circolarità . Riempire una vasca d’acqua ed immergere la testa per sentire solamente l’eco di una supernova. La sirena di una nave nel porto mi ricorda che è talmente sera da credere alla freschezza nuda del pavimento.

Ritornare ad essere polvere sbriciolandosi tra le note di una musica leggera ed infuocata come l’aria stellare. Gli American Dollar scavano cunicoli sotterranei dove rifugiarsi lontano dal tempo del mondo, dalle direzioni dei venti avversi, dalle piogge che non lavano più nulla. Il futuro che si materializza in sedici tracce strumentali, canzoni di grana grossa, diluite in un magma esoterico fatto di suggestioni ambient, di descostruzioni di loro vecchi brani – un tempo nerborute deflagrazioni post-rock ed ora leggere carezze psichedeliche – flusso che ingrossa questo “Ambient One”, una rivisitazione antologica dei loro due precedenti album.

Canzoni a cui non servono parole, solo muto stupore che ci lasci esanimi in una serra di bellezza malata. Due ragazzi americani di New York architettano una cattedrale di suono maestosa, un’onda anomala alta centinaia di metri che si frange tra le rive dolorose del cuore. Tutto è diluito in litri di tiepido sole, una sacca ricolma di luce battesimale che incensa e purifica dalle tossine grigie del quotidiano. John Emanuele (batteria, tastiere, basso e chitarra) e Rich Cupolo (chitarra, tastiere, percussioni, bassi) imbandiscono un album da ascoltare rigorosamente nello splendore genuino della notte più buia, possibilmente lucidi e sconfitti, sufficientemente aperti per essere proiettati in scenari di beatitudine cristallina.

Se già  nei due album precedenti (“The Technicolour Sleep” e “A Memory Stream”) avevano dimostrato di rielaborare gli stilemi classici del post-rock, conservandone l’attitudine ad entrare in scivolata nelle canzoni con un gran lavoro di chitarre, percussioni ed organi, gli American Dollar, a questo giro, si distaccano dai clichè del genere innestando la loro musica su trame cinematografiche concise, brevi, andando alla continua ricerca di sperimentazioni che scalfiscano nel profondo la vasta gamma delle emozioni umane.

Fantastico incrocio tra Stars Of The Lid, Eluvium, Sigur Ròs, Balmorhea, Hammock ed algide colonne sonore per sbarchi lunari, “Ambient One” brucia sullo scatto molti dischi similari, sacralizza i gesti più banali, sperimenta tramonti trascrivendoli su nastro. Il gran talento melodico del duo newyorkese sta iniziando a dare i suoi frutti – uno dei brani del loro disco d’esordio fu scelto da Mtv come colonna sonora di un suo programma -, e voi, orsù, fregiatevi di essere stati tra i primi ad aver assaporato il frutto gustoso della loro arte.

Ambient One
[ Yesh – 2009 ]
Similar Artist: Hammock, Stars Of the Lid, Balmorhea, Album Leaf, Eluvium
Rating:
1. Starscapes
2. Bump
3. Lights Dim
4. DEA
5. We’re Hitting Everything
6. Rudiments of A Spiritual Life
7. Signaling Through The Flames
8. The Slow Wait Part 1
9. The Slow Wait Part 2
10. Anything You Synthesize
11. Time
12. Transcendence
13. Signaling Through The Flames (Film Edit)
14. Time (Film Edit)
15. Intro (From Officer Down)
16. Chase (From Officer Down)