Per far capire al mondo la portata di Ben Seretan, mi risulta comodo partire da un banalissimo aneddoto personale. Mentre scrivo, sono ancora in attesa di ricevere a casa il vinile ordinato dal suo sito qualche giorno dopo Natale: solo un bischero avrebbe potuto pensare di riceverlo prima di Capodanno, poichè il disco si trovava (e forse sta ancora lì) a New York e io, invece, in provincia di Firenze. Poi mettiamoci le feste e aggiungiamoci pure le Poste italiane – che mai in vita loro hanno fatto miracoli – e il gioco è fatto. Ecco, durante quell’attesa che dura ancora oggi, mi è capitato di ricevere una mail proprio dal musicista in persona, nella quale mi si diceva una cosa del genere: Ciao amico, grazie per aver ordinato il mio disco, adesso sono in vacanza in California e non posso spedirtelo. Lo farò quando torno, intanto goditi gli mp3. Saluti, ecc.

Mi vien da dire che se uno così non vi fa almeno un po’ di simpatia, non vi meritate manco la musica contenuta nel suo disco, che ahimè ha avuto la sola sfortuna di essere passato un po’ inosservato, circondato da un hype (come dicono i giovani) pressochè inesistente; come tante altre cose meritevoli, peraltro. Basta comunque l’incalzante cavalcata “Ticonderoga” posta in apertura per comprendere quanto il peso artistico di Ben Seretan sia addirittura superiore al suo peso in chilogrammi; e sono sufficienti piccolezze come il messaggio sopracitato o la sua squisita pagina web, nella quale si offrono lezioni di chitarra, file gratuiti e colonne sonore per film, per carpire che la dimensione artistica va di pari passo con una grandezza d’animo non indifferente.

Siamo dinanzi a un uomo che ci tiene a mettere in chiaro che non crede in Dio, cercando però di vivere nella maniera più semplice possibile, talvolta elogiando il dolce far niente, inalienabile e sacrosanto diritto umano. E ritiene altresì importante specificare che la chitarra suonata in “My Lucky Stars” – nonchè nella già  citata prima traccia – un tempo appartenesse alla sua cara nonna.
Questo ragazzone californiano, al momento di casa a New York, si fa tutt’uno con la sua Telecaster e ci regala otto brani intensi e meravigliosamente imperfetti. In “Light Leaks” s’intravede l’ombra di un Neil Young che si muove con delicatezza sulle sei corde e sul cantato, per poi esplodere d’elettricità  nella successiva “Meadowlark”. Impossibile non percepire un Wayne Coyne a riposo in “Blues For Ian M. Colletti”, che si ripete in “The Confused Sound Of Blood In a Shining Person”, memore dei Flaming Lips più pop, sempre però con la chitarra in prima linea.
“Two Black Wings” sembrano invece i Radiohead dei “The Bends” svuotati del loro sapore british, innestati in una ballata sferragliante a stelle e strisce. Si finisce poi con una “Swing Low” che vede il nostro amico giocare a fare il J Mascis della situazione, riuscendo però a temprare l’incombenza dell’autismo.

Ben Seretan fa tutto ciò con genuinità , in modo spontaneo e umile, mettendoci anche un cuore che recita “Ecstatic Joy”; senza dubbio derivativo, ma portatore di un’immensa personalità  e di una invidiabile padronanza dello strumento.
E sì, mio caro e gentilissimo amico: mi sono goduto i tuoi mp3, suonano davvero come Dio comanda, anche se come te a Dio non ci credo.
Ma adesso potresti anche mandarmi quel cazzo di vinile.
Grazie mille.