A fine anni “’80 la musica rap è già  una realtà  consolidata nell’east coast mentre a ovest la scena ancora latita, fino a che un gruppo di cinque ragazzi, desiderosi di raccontare la condizione dei neri nei quartieri più poveri di Los Angeles, decidono di trascrivere la vita vissuta in versi musicali.
Nascono così i Niggaz With Attitudes meglio conosciuti come N.W.A. e con loro il Gangsta Rap, un genere che racconta appunto la vita di strada, fatta di Gang, armi, droga e scontri con le autorità .
Il gruppo, formato da Eazy-E, Dr Dre, Ice Cube, Dj Yella e MC Ren, riuscirà  a pubblicare il primo album intitolato Straight Outta Compton, un exploit che li proietta ai vertici delle classifiche mondiali, ma porterà  anche all’autodistruzione della crew, che non riuscirà  a resistere di fronte a ricchezza e possibilità  di successo come solisti.

In un momento storico in cui negli Stati Uniti sembrano ripetersi diverse dinamiche di violenza delle forze dell’ordine (Ferguson, Staten Island, Cincinnati, Craig Ranch North ecc.) esce “Straight Outta Compton”, una pellicola costruita per essere un new classic alla Boyz n the Hood, ma che troppo spesso cade nella facile drammaturgia e nell’agiografia verso i suoi protagonisti.
Prodotto tra gli altri da Dre e Cube stessi, il film ha un inizio folgorante: uno dopo l’atro ci vengono presentati i 5 ragazzi della crew, partendo da Eazy-E, uno spacciatore che sembra girovagare in una zona di guerra, si passa a Dr. Dre disteso su un letto di vinili in uno stato semi-onirico in cui i sogni sono fatti di musica, per finire con Ice Cube, una sorta di giornalista (cosa che verrà  rimarcata dallo stesso rapper più avanti nel film) che riporta in rima sul suo quaderno tutto ciò che vede in strada.

Il successivo racconto di formazione degli N.W.A. è comunque valido grazie agli spezzoni musicali (concerti in varie città  d’America perlopiù), alle dinamiche che coinvolgono la polizia e quindi agli scontri frontali con i nostri ragazzi.
Ma è proprio qui, quando la bomba è sul punto di esplodere, che Gary Gray la disinnesca (forse su “consiglio” dei due produttori cui si accennava prima).
Dove i personaggi dovrebbero farsi più interessanti e più sfaccettati (probabilmente più scomodi), si sceglie di tagliare tutto per innalzare il vessillo dell’arte musicale e distruggere tutte quelle persone che per interessi economici si sono messe sul cammino degli N.W.A. decretandone la fine (citiamo in particolare i manager Jerry Heller e Suge Knight, interpretati dai bravissimi Paul Giamatti e R. Marcos Taylor).
Anche i vari eccessi della crew sono in sostanza riassunti in una sequenza di breve durata, quando potevano essere diluiti e raccontati meglio all’interno di una storia in cui l’esagerazione era divenuta la regola del giorno.

Se però riusciamo a perdonare molti di questi difetti è grazie al motore intrinseco del film ovvero i 3 attori principali, forse la più grande sorpresa di tutto Straight Outta Compton; sfrontati ed emotivi al punto giusto, non vanno mai in overacting (cosa che sarebbe potuta accadere in un lungometraggio con un contesto del genere) e se ci affezioniamo a loro gran parte del merito va alle interpretazioni più che alla sceneggiatura.
“Straight Outta Compton” è quindi un film che riesce a metà  nel suo intento, benino come pellicola di valenza politica e sociale, bene nel mostrare quel periodo rilevante della storia della musica americana, spesso banale quando tenta di raccontare l’ascesa dei suoi protagonisti con una sorta di percorso d’immacolata mitizzazione, ma grazie al cast e ad un ritmo generalmente elevato si lascia vedere piacevolmente per tutta la sua durata.