In alcuni film, ci sono momenti che, privi della necessità  di raccontare qualcosa, restano impigliati nella memoria ““ gesti incongrui, un’espressione non prevista dalla sceneggiatura, il modo in cui Frances Ha si muove nello spazio, Hannah Horvath che cammina per strada ““ “Browser”, il nuovo album dei Barbarisms è pieno di momenti così; li intravedi come per caso, ma non riesci a dimenticarli più. C’è un ragazzo che in “I Haven’t Seen You in Days” si presenta alla tua porta con solo una busta di vestiti con sè: non lo vedi da anni, eppure è come se non se ne fosse mai andato davvero.

La band svedese sembra uscita da un film mumblecore degli anni ’90: giovani, carini e tendenzialmente disoccupati, hanno prodotto un album di melodie lo-fi che ricordano i lavori di certi Built to Spill. Il paragone è forse generoso, ma corretto: l’attitudine è quella che conta, la disinvoltura con cui questi tre ragazzi mettono in fila uno dopo l’altro pezzi che sembra di ascoltare da sempre; perchè se c’è una cosa che non esiste in “Browser” è il senso del tempo; un “Eternal recur”, per dirla con uno dei loro pezzi che sembra spuntare da una cassettina dei Mountain Goats. “Browser” è una lunghissima notte bianca, come quelle infinite della Scandinavia di cui cantano in “Rico of the white nights” e davvero questo disco potrebbe essere uscito vent’anni fa o fare compagnia al disco di esordio degli italiani Barbados, “Runway Stories” (2015).

è rinfrancante sentire un disco che sembra suonato prima per sè e poi per gli altri; senza nessuna ambizione di essere qualcosa di diverso da quello che si è: sembra riduttivo dire questo, ma non è così. Per dirla con una parola, i Barbarisms sono slacker per indole, musicisti perchè è quello che sanno fare bene. Un po’ come in un film dello scorso anno che si chiama “No way Josè”: racconta com’è diventare adulti quando dovresti esserlo già  da un pezzo; Adam Goldberg interpreta un musicista che finisce a dormire sul divano di amici e si chiede se per caso non si possa rimanere per sempre soli, miserevoli e ospiti di qualcuno. Non sa tenersi una ragazza, suona ai concerti dei bambini ed è tutto quello che non dovresti amare: eppure c’è qualcosa che non ti togli dalla testa. Un giorno, magari, ti suona alla porta; dopo anni che non lo vedi, si presenta così: una busta di vestiti bagnati e qualche canzone da suonarti. E tu lo fai entrare.