Le porte del successo per il talentuoso songwriter statunitense Adam Granduciel hanno cominciato ad aprirsi nel 2014 con l’uscita dell’ottimo “Lost in the Dream”, terza prova in studio per i suoi The War On Drugs. Dieci brani grazie ai quali la band, orfana già  da qualche anno del cofondatore Kurt Vile, è riuscita a conquistarsi la critica e a farsi apprezzare da un pubblico sempre più ampio. Con il nuovo “A Deeper Understanding” Granduciel tenta la carta del definitivo salto di qualità  (e di fama); il passaggio a una major come la Atlantic è la prova inconfutabile del fatto che i The War On Drugs puntino a lasciare una volta per tutte l’ormai strettissima dimensione underground per seguire la via dell’indie rock da stadio già  percorsa da Arcade Fire e The Killers.

“A Deeper Understanding” in realtà  non si allontana troppo dal suo acclamato predecessore, anche se non mancano piccole modifiche e accortezze adottate soprattutto per attrarre nuovi ascoltatori. Come nel caso di “Lost in the Dream”, Granduciel confeziona dieci tracce sempre in bilico tra la consistenza della grande tradizione rock a stelle e strisce e la delicatezza del dream pop di matrice britannica. Questa volta però l’ago della bilancia pende decisamente a favore del primo elemento: in più di qualche episodio il cantautore strizza l’occhio al Bruce Springsteen superstar di “Born in the U.S.A.” (“Holding On”, “Nothing To Find” e “Strangest Thing”) e al Tom Petty solido e sincero di “Damn the Torpedoes” (“In Chains”). I riferimenti al folk rock anni ’70 dell’album precedente sono stati sostituiti dall’immediatezza synth-pop e dall’elettronica tipica degli ’80: il tema principale di “Computer Love” – brano pubblicato dai Kraftwerk nel 1981 e già  ripreso in parte dai Coldplay nel singolo “Talk” (da “X&Y” del 2005) ““ è richiamato esplicitamente nelle note di “Pain”, mentre con la drum machine di “Up All Night” la band si diverte in un interessante e stranamente ritmato esperimento tra shoegaze e dance rock.

Le tracce di psichedelia e lo-fi presenti ai tempi dell’esordio in compagnia di Kurt Vile sono solo un pallido ricordo; oggi l’ambizione non troppo velata di Granduciel è quella di rivitalizzare il buon vecchio soft rock da FM di una volta ““ carico di solos memorabili e riff da cantare in coro – e avvicinarlo ai gusti delle nuove generazioni. Restando fedeli alle caratteristiche tipiche del genere, i The War On Drugs riservano il meglio nei momenti più lenti e melodici: gli undici minuti dai toni epici di “Thinking Of A Place” suonano come un omaggio leggero e sognante ai Dire Straits di Mark Knopfler; le influenze folk e acustiche (mai troppo nascoste) di Bob Dylan e Neil Young fanno invece da base alle intense ballads “Clean Living” e “You Don’t Have To Go”. C’è spazio anche per le sensuali tinte smooth soul e R&B della calda “Knocked Down”, una delle canzoni più intime e convincenti dell’album.

“A Deeper Understanding” è il biglietto da visita di Granduciel e soci al grandissimo pubblico; i The War On Drugs si apprestano a fare il loro ingresso nella serie A del rock con un album che rischia poco e non colpisce come il precedente “Lost in the Dream”, ma che tuttavia presenta una band in forma strepitosa e sicura dei propri mezzi.