di Luca Rigato

Un ottovolante della memoria. Il disco di debutto dei Lo Moon esprime ricordi primaverili di tanti anni fa, ma trasportati ai nostri tempi: una cella del tempo e, nonostante provengano da Los Angeles, il suono è molto europeo. Come fosse possibile una trasposizione tra generazioni, il chitarrista Samuel Stewart è figlio di tal Dave Stewart degli Eurythmics.
Il cantante Matt Lowell ha un timbro che ricorda inevitabilmente Mark Hollis e i tempi di “The Colour of Spring”. Anni’80, la musica nel lettore diventa un caleidoscopio di suoni e umori miscelato tra echi di Talk Talk, Tears for Tears,   Prefab Sprout, il Peter Gabriel di “IV”, i Roxy Music di “Avalon”.
L’apertura è in pieno mood-808 style con “This is it”, da chiudere gli occhi.
“Loveless” il loro singolo di debutto è spudoratamente Talk Talk revisited, ma per la bellezza delle chitarra perdoniamo il citazionismo. “Wonderful   Life” è sicuramente tra i brani migliori, ma in realtà  è tutto il disco che si fa ascoltare davvero piacevolmente.
Non sarà  il disco del 2018, ma sicuramente è da pomeriggio plumbeo ma non piovoso,
da rettilineo autostradale con tettuccio aperto e, a volte, questo basta e avanza.