PAINT è l’incarnazione solista e psichedelica di Pedrum Siadatian, chitarrista degli Allah-Las che si è preso una momentanea vacanza dal beat folk californiano che tanta fortuna ha portato ai quattro ragazzi, losangelini d’adozione. Quest’avventura in solitaria è nata nel 2016 durante e dopo il tour di “Calico Review” quando Siadatian ha iniziato a registrare i demo di questi dodici brani, poi rifiniti (ma non troppo) in studio con l’aiuto del produttore Frank Maston (che ha suonato con Jacco Gardner e gestisce la Phonoscope Records).

C’è un po’ di tutto in “PAINT”. Chitarre fuzz e jangle, un pizzico di blues, qualche organo adeguatamente distorto, la sensibilità  pop di “True Love (Is Hard To Find)” e “I Didn’t Know A Thing”. Psichedelia sui toni del violetto come nel video di “Daily Gazzette” (diretto da Sam Kristofski che ha collaborato con gli Unknown Mortal Orchestra) e in quello di “Moldy Man” per non parlare poi della copertina essenziale, quasi spartana dell’album. Pedrum Siadatian s’ispira chiaramente al Syd Barrett più acido, melodico e disinibito soprattutto in “Plastic Dreams”, “Just Passin’ Thru” e “Silver Streaks”.

Ma la pazzia selvaggia del Crazy Diamond non ha contagiato Siadatian, che resta abbondantemente dentro i confini del lecito e consentito concedendosi appena qualche libertà  in “Wash” e nell’ omaggio finale a Gregory Corso. Mette il pilota automatico e viaggia a velocità  di crociera in un album che scorre via tranquillo e rilassato, senza acuti nè particolari momenti morti. Buone vibrazioni a profusione ma manca un po’ di varietà , il colpo a effetto, il virtuosismo capace da solo di far vincere la partita senza bisogno dei tempi supplementari.