La scelta di Tim Burton di staccarsi nettamente dalla storia narrata dal cartone animato degli anni ’40 è stata una mossa certamente vincente. Del resto scomodare un autore del genere per un remake privo di personalità , così come lo sono diversi dei rifacimenti live action Disney degli ultimi anni, non avrebbe avuto molto senso.
La libertà  in fase di scrittura ha permesso al regista di Burbank sia l’inserimento di una sfilza di freaks a lui cari nel bagaglio personaggi del film (alcuni più, alcuni meno riusciti), sia di giocare con sottotesti e messaggi di attualità , e pertanto assenti nella versione originale. In primis la riflessione sull’industria cinematografica, in particolare di casa Disney, poi il finale ecofriendly un po’ troppo spudaratamente moraleggiante.
A stonare un po’ è il fatto che tutto fili troppo liscio e senza particolari guizzi; in pratica tutto il contrario di quanto ci si aspetti da un regista comunque oscuro come Tim Burton. Difatti questa versione di Dumbo è inaspettatamente molto più edulcorata e meno dark della cartone animato omonimo.

Molto bella anche l’idea di ridurre la CGI all’osso. Protagonista svolazzante e tenerissimo a parte, Dumbo è un film in carne ed ossa, estremamente umano. Si sprecano infatti anche i riferimenti ai vecchi tempi del cinematografo.

Alcuni sono un po’ stereotipati (viene da pensare sicuramente al direttore del Circo Medici interpretato dal comunque bravo DeVito e alla trapezista un po’ burbera di Eva Green), ma i personaggi fanno tutti il loro dovere. Il volto più bello proposto da Burton è sicuramente quello del melancolico reduce di guerra e papà  impacciato interpretato da Colin Farrel. Un attore che sta vivendo una fase di carriera davvero esaltante. Un no deciso invece va al villain di Michael Keaton, scritto male e interpretato inutilmente sopra le righe.

Molto caloroso il finale, prima con il nuovo circo 100% umano immerso in tinte caldissime, poi con la versione di “Baby Mine” affidata per i titoli coda ad Arcade Fire e Owen Pallett.

Molto, molto carino.