Al buon vecchio Justin Broadrick non piace affatto starsene con le mani in mano. Negli ultimi anni lo abbiamo ascoltato impegnarsi in una miriade di progetti differenti: dalle esperienze elettroniche sotto il moniker JK Flesh alle collaborazioni di lusso con Mark Kozelek, per chiudere infine con il grandioso ritorno alle radici industrial metal in compagnia del collega  G. C. Green e dei redivivi Godflesh.

L’agenda fitta di tour e registrazioni lo ha costretto a lasciare sotto naftalina il marchio Jesu per un periodo di tempo incredibilmente lungo. A esclusione dei due lavori realizzati a quattro mani con il già  citato ex leader dei Red House Painters, ne avevamo perso le tracce dopo la pubblicazione di “Everyday I Get Closer To The Light From Which I Came” nel 2013.

A distanza di sette anni, l’annuncio tanto atteso dai fan: a metà  novembre arriva “Terminus”, il nuovo full length attualmente in fase di missaggio. C’è da aspettare ancora qualche mese, ma non disperate: l’antipasto è bello che pronto. Si intitola “Never”, include cinque brani e dura poco più di mezz’ora. Un mini-LP che sembra contenere indizi interessanti circa i prossimi passi artistici di Justin Broadrick.

Ritroviamo con piacere i suoni ovattati ed evanescenti caratteristici del progetto Jesu ma, a differenza del precedente album, l’approccio al mix post-metal/shoegaze è decisamente più sintetico, lo-fi e aspro, simile a quello degli esordi di inizio millennio. La musica proviene da luoghi lontani e sconosciuti: chitarra elettrica, sintetizzatori e drum machine si liquefanno in una serie di canzoni in cui nulla esce fuori in maniera nitida e definita.

Eppure, di caos sonoro non ve n’è neppure l’ombra. Semmai, il disco trasmette un senso di confusa pace che intriga davvero solo nell’ottima “Never There For You”, in cui un bel sample di voce femminile accompagna il cantato indecifrabile di Broadrick. Il resto tende a perdersi in un’intricata rete di effetti che soffoca in maniera esagerata i grezzissimi spunti melodici presenti. Un’opera stuzzicante ma difficile da digerire, a meno che non siate appassionati sfegatati dell’inintelligibile verbo di Jesu.