è un album di rara eleganza quello che ci viene proposto dai Future Islands, che con questo “As Long As You Are” arrivano alla sesta tappa di una carriera in costante crescita. Il quartetto statunitense è attivo da una quindicina d’anni ma ancora mostra la freschezza di chi sembra aver molto da comunicare. E questo nonostante una proposta musicale sì interessante, ma anche alquanto antiquata.

Alcuni li inseriscono nella categoria del synthpop; per altri invece si piazzano in una terra di mezzo tra la new wave e il post-punk. Tre elementi che in effetti sono facilmente individuabili nel sound della band di Baltimora, il cui gusto per tutto ciò che è vintage è innegabile; a partire dal raffinatissimo tocco analogico dei sintetizzatori di Gerrit Welmers, protagonista assoluto di questo nuovo lavoro.

Il suo strumento fa da “guida” agli undici brani in scaletta, di volta in volta caratterizzandoli per intenzioni e mood diversi. I Future Islands su questo disco seguono essenzialmente due strade distinte: da una parte abbiamo pezzi soft e di grande atmosfera, immersi in oceani di malinconia e impreziositi dalla voce sempre più calda di Samuel T. Herring; dall’altra abbiamo canzoni più movimentate e “ballabili”, con la sezione ritmica formata dal bassista William Cashion e dal batterista Michael Lowry in forte risalto.

A quest’ultimo gruppo appartengono sicuramente i momenti più coinvolgenti di “As Long As You Are”: il beat simil-disco di “For Sure”, “Born In A War”, “Waking” e “Plastic Beach” acchiappa ma non colpisce troppo, visto che stiamo parlando di sonorità  ormai abusatissime. Le cose vanno molto meglio quando i Future Islands abbassano i toni e tentano un approccio più ricercato alla materia “’80s.

Canzoni come l’eterea “Glada”, la sintetica “City’s Face”, la notturna “Moonlight” e l’accorata “Thrill” rappresentano le pagine migliori di un’opera che purtroppo convince solo a metà . La band sembra esaltarsi davvero solo quando si cala in una dimensione più intima e sofferta; chissà , in futuro un album triste e ultra-deprimente potrebbe rivelarsi il loro capolavoro. Attendiamo speranzosi e con le lacrime già  agli occhi.

Credit Foto: Justin Flythe