Il 2021 segna l’attesissimo ritorno sulle scene dei Gojira, ormai sempre più proiettati verso l’Olimpo dei grandi dell’heavy metal. C’è un motivo se il quartetto francese – che proprio quest’anno festeggia il quarto di secolo di attività  – gode di ottima reputazione tra tanti e tanti appassionati del genere: non ha praticamente mai sbagliato un album. Con questo, però, non voglio dire che abbiano prodotto esclusivamente capolavori. E infatti “Fortitude”, la loro settima fatica in studio, probabilmente non sarà  ricordata come una delle pagine migliori nella discografia della band delle Landes.

Le undici tracce al suo interno suonano come tanti piccoli compromessi. La formula magica dei Gojira ““ un’avvincente combinazione tra death, groove e progressive metal ““ è andata raffinandosi a tal punto da addolcirsi, perdendo quindi in buona parte quella carica selvaggia che era alla base di “The Link” o “From Mars To Sirius”. Un’evoluzione tutto sommato coerente con il percorso di Joe Duplantier e compagni: “Fortitude” è il frutto di un gruppo che, dopo aver raggiunto con assoluto merito l’agognato successo planetario, si trova in qualche modo costretto a porsi dei freni per incontrare i gusti del grande pubblico. Smorzando così la durezza e la complessità  di un sound che, a fronte di una maggiore accessibilità , resta comunque intenso, variegato e originale.

Le influenze dei Gojira sono però chiarissime: basta ascoltare gli armonici nell’apertura di “Born For One Thing” o le chitarre simil-berimbau di “Amazonia” per cogliere riferimenti ai Sepultura tribali di “Roots”. L’ombra dei brasiliani, seppur non particolarmente ingombrante, si fa avvertire in maniera decisa in quello che è l’elemento chiave di “Fortitude”: un marcato interesse per le atmosfere e le sonorità  multietniche.

Una caratteristica che, a sua volta, si ripercuote nella scelta dei temi trattati nei testi: la tutela dell’ambiente, il tramonto della società  occidentale (“Sphinx”), la difesa delle minoranze (“The Chant”, un mantra elettrico a metà  strada tra l’hard rock e i canti dei nativi americani) e il disastro climatico e sanitario attualmente in corso, per la cui soluzione non resta che sperare nella scoperta di un altro pianeta abitabile sul quale trasferirsi (“Another World”).

Tutte questioni di un certo peso che i Gojira affrontano col coltello tra i denti, pronti a far la guerra a suon di riff vorticosi (“Into The Storm”), palm muting serrato e “grattugiante” (le epiche “Hold On” e “Grind”), impressionanti numeri di virtuosismo tecnico e ritornelli ultra-melodici ed emozionanti, da intonare a pieni polmoni in un’arena affollatissima (“New Found”). La pace deve essere sempre il fine: i Gojira di “Fortitude”, lungi dall’essersi rammolliti, sanno che per ottenerla è ancora necessario combattere. E in battaglia non hanno mai deluso.

Credit foto: Travis Shinn