Che suono ha l’estate del 2021? Difficile dirlo ma se avesse quello frizzante e sbarazzino di Emma ““ Jean Thackray? Produttrice, bandleader, polistrumentista nata in Yorkshire ma trapiantata a Catford, sobborgo a sud est di Londra, ha iniziato da adolescente esibendosi con musicisti molto più grandi. Chiamatela pure predestinata, ma lei ci tiene a sottolineare che al talento ha dovuto affiancare ore di duro lavoro spinta da una curiosità  intraprendente che l’ha portata a imparare a suonare tromba, basso, chitarra, tastiere e percussioni, a fondare la propria etichetta su cui far uscire “Yellow”.

Ultima tappa di un viaggio iniziato nel 2016 con gli otto brani di “Walrus” , proseguito due anni dopo con “Ley Lines” e arricchito l’anno scorso da due EP (“Rain Dance” e “Um Yang ìŒ ì–‘”) che hanno sancito la crescita rapida e inarrestabile di una musicista dall’innegabile carisma. Il nome di Emma ““ Jean Thackray circola da diversi anni nella fertile e vivacissima scena jazz e nu jazz londinese che l’ha adottata e ne apprezza l’indole di artista con le idee chiare ma aperta alle collaborazioni.

I quarantanove minuti di questo nuovo album potrebbero sembrare un’eresia nel velocissimo mondo musicale odierno eppure funzionano senza intoppi. Un jazz fluido, contaminato da gospel e funk, che rispetto al passato punta decisamente sul lato melodico lasciando momentaneamente da parte la sperimentazione. Emma ““ Jean Thackray dà  il meglio nei brani sopra i quattro minuti come “Mercury”, “Our People”, “Venus” o “Golden Green” quando cioè ha tempo e spazio per lasciarsi andare, sprigionando un gioioso calore.

Non è assolutamente da sottovalutare l’appeal di pezzi più bevi come le movimentate “Green Funk” e “Say Something” perfette per il dancefloor, “Sun” e la riflessiva e autobiografica “Spectre” in cui l’amalgama tra voce e strumenti raggiunge il culmine. Il motto di Emma ““ Jean Thackray è “Move the body, move the mind, move the soul” e riesce a farlo davvero in un disco solare e ottimista, che non cede alla tentazione del virtuosismo ostentato ma brilla di luce propria.

Credit foto: Joe Magowan