Debutto non poco atteso quello dei The Mysterines, giovane quartetto di Liverpool già  incensatissimo in patria. I giornalisti di NME, Clash, Mojo e DIY non hanno dubbi: la band di Lia Metcalfe ha talento da vendere e può sperare in un futuro roseo. Se lo augurano anche gli orfani del rock nella sua forma più genuina, sanguigna e grintosa che, dopo anni di cocenti mortificazioni e delusioni, guardano ormai con un po’ di titubanza alle innumerevoli next big things sfornate dall’Inghilterra.

Possiamo fidarci degli amici britannici oppure, per l’ennesima volta, siamo al cospetto di un palloncino pronto a scoppiare in un nulla di fatto? Difficile sbilanciarsi per il momento. Le tredici tracce di “Reeling” hanno effettivamente tutte le carte in regola per conquistare gli estimatori della chitarra elettrica e, aspetto assai importante, catturare le attenzioni di ascoltatori giovani e meno giovani grazie a un mix decisamente potente a base di hard rock, garage e grunge.

I toni blueseggianti e un pizzico stradaioli donano all’album il fascino dell’opera “dannata” ma senza esagerazioni; anche perchè le melodie, per quanto affumicate e a tratti oscure, hanno sempre e costantemente un ruolo di primo piano, come ben ci dimostrano i ritornelli accattivanti e sapientemente cesellati.

Detto in parole povere: i Mysterines fanno un gran baccano e ci mostrano i denti ma, sotto sotto, nascono con l’obiettivo di imporsi in un contesto mainstream. Le loro canzoni, dal sound molto americano e poco british, non sfigurerebbero in alcun modo nell’heavy rotation di un’emittente di peso alla Virgin Radio (e probabilmente già  ci sono).

Un rock generalista, ben confezionato ma un po’ inflazionato, che convince a fasi alterne tra costanti richiami al vintage e timidi sprazzi di originalità . I margini di crescita, però, sono enormi: Lia Metcalfe, con la sua voce feroce e calda, ha la stoffa di chi è destinata a diventare una fuoriclasse del palco. Da premiare la decisione di mettere ben in evidenza il potenziale live dei brani di “Reeling”, crudi e selvaggi come fossero stati registrati in presa diretta.

L’entusiasmo non è ancora alle stelle, ma la tensione già  si taglia con il coltello: in pezzi ultra-adrenalinici come “Life’s A Bitch (But I Like It So Much)”, “Hung Up”, “Dangerous”, “The Bad Thing” e “Means To Bleed” si respira aria di pericolo. E questo ci piace.