Identificato spesso come una specie di Ken Loach spagnolo, Fernando León De Aranoa, a volte realista e a volte meno, radica sempre il suo cinema nelle piaghe della società  capitalista. Per questa sua ultimissima fatica, premiata con ben 6 Goya, ha scelto i toni della commedia più nera, salace e scorretta che possiate immaginare.

Un Bardem viscido, imbellettato e bolso come non lo avete mai visto è il proprietario e manager di un’importante azienda che fabbrica bilance. Nella settimana in cui dovrebbe vincere per la quinta volta un premio per la migliore impresa, la sua figura di buon capo, va da sè fittizia, inizia a vacillare per i motivi più disparati e lui, da buon produttore di bilance, dovrà  rimettere tutto in equilibrio.

Tra zelanti impiegati immigrati, capi dipartimento fedigrafi, giovani, ammiccanti e raccomandatissime stagiste e indefessi ex impiegati dediti al picchetto, le battute e le gesta dei personaggi, specie quelle dello stesso patrón non conoscono limiti, decenza e correttezza.

Il film è l’ennesima riprova dello stato di salute sfavillante del cinema spagnolo, anche quando si tratta di interpreti con decenni di carriera sulle spalle, al quale il cinema di casa nostra, specie quando si tratta di andare sul sociale, dovrebbe dare un’occhiata.