Instancabili Boris. Non è da tutti riuscire a produrre ben tre album in un solo anno. Gli ultimi dodici mesi sono stati ricchi di piacevoli sorprese per gli estimatori della band giapponese. A gennaio l’uscita di “W”, un buon ritorno alle radici shoegaze dominato dalla voce delicata della chitarrista Wata. Ad agosto il terzo capitolo della serie “Heavy Rocks” ci ha riportato verso sonorità  decisamente più pesanti, con una marcata attenzione per la psichedelia e le radici settantiane del metal.

Dicembre è il mese di “Fade”, un imponente esperimento quasi totalmente strumentale con cui   i Boris tornano a infilare le mani nei vischiosi fanghi del drone, del noise, del doom e dell’ambient più diabolica. Appena sei tracce per 64 minuti di atmosfere sulfuree, feedback assordanti, accordature bassissime e minimalismo infernale.

Faticoso ma non insopportabile, “Fade” è l’ascolto ideale per chi desidera allontanarsi dal mondo reale per sprofondare in un abisso sì fatto di estrema inquietudine, ma anche di mostruosa bellezza. La tensione si taglia col coltello e, a tratti, i livelli di angoscia sono così alti da farsi asfissianti.

Ma è dolce lasciarsi cadere in questa trance metallica in cui le note della chitarra elettrica sfrigolano, ruggiscono, scavano nel profondo, si sciolgono e si espandono in un deserto di effetti elettronici impalpabili ma incisivi, determinanti nel suscitare emozioni che evocano paesaggi gelidi, spettrali, privi di vita ma davvero enormi.

Un universo terrificante, imbevuto di acido lisergico, in cui tutto è estremamente lento e la batteria è quasi del tutto assente. La maestria e il talento dei Boris, che proprio “giocando” con questi suoni ci hanno regalato in passato alcune delle loro migliori opere (penso ad “Amplifier Worship” del 1998), permette a “Fade” di non essere una tortura insostenibile (come potrebbe sembrare dalle descrizioni fatte finora) ma un’esperienza immersiva che mi sento di consigliare a chi è alla ricerca di un po’ di sano stordimento privo di rischi. Nessuna pace dei sensi: solo annichilimento dell’anima.