Importante ritorno quello dei Fucked Up che tornano a farsi sentire con un nuovo LP, realizzato da Merge Records, dopo oltre quattro anni dal precedente, “Dose Your Dreams“.

Credit: Jeaninne Kaufer

A fine 2019 il chitarrista Mike Haliechuk, che si è anche occupato della produzione di questo album, aveva registrato le sue parti in tre sessioni da otto ore ciascuna (da qui il nome del disco, “One Day”) e aveva poi mandato il materiale ai suoi compagni di band chiedendo di usare lo stesso metodo per il loro lavoro: da tutto ciò sono uscite queste dieci canzoni, i cui testi sono stati scritti per metà dal frontman Damian Abraham (cosa che non succedeva da “Glass Boys” del 2014) e per metà dallo stesso Mike.

“Found” dà il via a questi quaranta minuti (l’album più corto di sempre dei Fucked Up) con una dose di energia notevole: a supportare le già aggressive chitarre ecco la solita adrenalinica voce di Damian che, intanto che parla della colonizzazione del Canada, mette come sempre l’anima, per un inizio punk old-school melodico e intenso (ottimo anche l’esplosivo coro).

La successiva “I Think I Might Be Weird”, invece, è già diversa e, sebbene non manchi la carica che il frontman canadese riesce sempre a mettere nei suoi vocals, troviamo inaspettati quanto piacevoli arrangiamenti di archi, oltre alle numerose chitarre punk-rock.

Non possiamo però dimenticare “Cicada”, che vede proprio Haliechuk occuparsi dei lead vocals: non mancano anche qui vibranti sei corde, ma passiamo su territori alt-rock decisamente più rilassati e melodici, che vanno a trovare una luminosità pop.

“Nothing’s Immortal”, invece, si apre inaspettatamente con il suono di un organo, che va a deviare le traiettorie sonore incontrate finora, prima di rituffarsi in qualcosa di più sporco e punk con la solita aggressività di Abraham.

La title-track “One Day” è la canzone più lunga del disco (oltre cinque minuti) e lascia spazio a Damian per sfogarsi, ma nello stesso momento troviamo un gradevole coro a due voci decisamente melodico e ottimi assoli di chitarra.

Un album che gode sicuramente dell’urgenza con cui è stato creato e che, pur lasciando ben visibile il marchio dei Fucked Up, permette alla band canadese di regalare ai propri fan quaranta minuti di gioiosa adrenalina, di esplosività e di qualità.