Con “Stay In The Ranch”, gli sconosciutissimi 2070 si immergono con coraggio in un universo sonoro dove il noise pop prova a farsi carico di una nuova vitalità. Questa band di Los Angeles si presenta al mondo con un lavoro che vibra di un’energia straordinariamente rumorosa, pur non rinunciando quasi mai a momenti di dolce melodia.

Credit: Bandcamp

L’album si distingue dalla massa per la sua spiccata attitudine lo-fi e per le chiare influenze “ipnagogiche” che gli conferiscono una patina hipster particolarmente affascinante. La band sta guadagnando un seguito significativo nell’underground californiano, e non è difficile capire il perché.

I 2070, infatti, mostrano una versatilità impressionante, navigando con sicurezza tra vari generi musicali. Le sedici tracce di “Stay In The Ranch”, concise e dirette, ci sballottano in un viaggio che tocca il power pop, la psichedelia, lo shoegaze, il post-rock e lo slacker rock, con sprazzi di funk e musica elettronica sparsi qua e là per aggiungere quel tocco di “effetto sorpresa” che non guasta mai.

Il quartetto americano riesce a fondere questi elementi in un insieme naif ma armonioso, creando un suono estremamente grezzo che, stando a quanto dichiarato dai diretti interessati, riflette la loro energia sul palco. La produzione lo-fi, che sembra quasi voler catturare l’essenza di una registrazione di bassissima qualità fatta con mezzi di fortuna, è una scelta in grado di conferire una potenza e una genuinità unica al sound, ma non priva di alcuni aspetti criticabili.

Nonostante l’intento lodevole, la presenza di un rumore di fondo quasi costante può a volte risultare opprimente, rischiando di oscurare le brillanti intuizioni musicali disseminate nell’album. “Stay In The Ranch” rimane comunque un disco da ascoltare; un esperimento divertente e audace che, pur non privo di qualche imperfezione, dimostra la creatività dei 2070 nel campo di un genere poco “masticato” come il noise pop.