Scusatemi, lettori di Indie For Bunnies con l’anima più elettronica, anzi più british oriented. Ho clamorosamente dormito su sto disco (d’altronde nell’era della musica un tanto al chilo su Internet ogni tanto capita), preso com’ero dall’electro, da robe tipo il disco di Jamie Woon, quello di James Blake (che ve lo dico a fare), quello di Katy B (un po’ meh, ma nel contesto ci sta) e tanto altro ancora sfornato in terra d’Albione, senza parlare del rap che occupa sempre un posto privilegiato nei miei ascolti. A farmi capire l’errore è stato un solitario ascolto nella metro rossa a Milano, direzione Rho Fiera. My bad, mea culpa. Scusatemi, sinceramente.

Un consiglio spassionato. Non dormite su quest’album, procuratevelo in qualunque modo possibile. Chiamate come volete questo prodotto, popstep, post-dubstep, soulstep. Fate vobis. SBTRKT, aka Aaron Jerome, dopo aver esordito con un disco nu jazz, si dota di un nuovo moniker (SBTRKT appunto), e rilascia singoli, remix, un ep (“2020”) e ora questo disco d’esordio. La lezione di James Blake è stata assimilata appieno, il timbro vocale è persino simile, anche se a Aaron manca quel misto di pathos e atmosfera rarefatta che sembri circondi sembra la voce di JB. Anche a livello musicale, le similitudini saltano subito all’occhio (anzi, all’orecchio), ma qui troviamo più funk, più house, bpm più alti e più voglia di giocare con la musica, tralasciando l’emotività  soul per dirigersi su lidi più marcatamente pop, non per questo risultando banale. E quindi abbiamo ritmiche più dubstep su “Wildfire”, con Yukimi dei Little Dragon (se avete dormito su di loro”…sveglia!), più garage su “Right Thing To Do”, mini banger, 2step su “Something Goes Right”, condita da una bella perfomance vocale, togliendosi lo sfizio del banger da dancefloor (ovviamente di un certo palato) con “Pharoahs”, incesellando il tutto con riferimenti house. Niente di originale, purtroppo, tutto ben fatto.

Pensato su misura per l’ascolto solitario in cuffia o per farti muovere in camera, credo farebbe la sua figura anche tornando dal mare o in riva al mare stesso. Già  detto, il sound punta  all’orecchiabilità , e d’estate qualcosa di orecchiabile e ben fatto che non siamo gli immancabili tormentoni serve sempre come il pane ad orecchie affamate di musica nuova, meglio se di qualità . Però ormai è autunno inoltrato, e anche se l’ascolto lo merita sempre che facciamo? Rimettiamo su James Blake o cerchiamo la next big thing nei piccoli club d’Oltremanica? Come on Aaron, sul prossimo disco ti giuro che non dormirò.