Il bello di internet. Girovagare senza una particolare meta, saltando da un grupoo all’altro. prima o poi a qualcosa di buono e di sconosciuto si arriverà  di certo. E’ quello che mi è accaduto con gli Interbellum. Non chiedetemi da dove sono partito, nemmeno lo ricordo più. Certo che il punto di arrivo mi ha colpito e sorpreso.

“Dead Pets, Old Griefs” è il secondo album di questa formazione che, a primo ascolto, si potrebbe tranquillamente catalogare come scozzese e invece, incredibile ma vero, viene da Beirut.

Tutto gira intorno alla figura di Karl Mattar, che propone un sound che si aggira tanto dalle parti di un pop avvolgente (dream verrebbe da dire, giusto per capirsi) a basso voltaggio, a base di organo o synth e ritmi alla moviola (“PQRST” è esplicita sotto questo punto di vista), quanto su soluzioni più sperimentali, ma non mancano anche i mondi più pop, delicati e melodici (senza però mai dimenticare una malinconia di fondo) dei primi Belle & Sebastian. A completare il tutto (in un brano come “For Air”) anche la capacità  di generare bagliori costanti e prolungati che saturano l’aria, così come una graffiante e pulsante cavalcata rock dal gusto lo-fi (“It’s All Over”). Sa essere variegato il nostro e il suo disco si dimostra interessante e piacevole per tutta la sua durata.

Insomma, una bella scoperta!