Si può migliorare qualcosa che è già  perfetto? Evidentemente si. E a dimostrarcelo ci pensa il duo Federica Tassano e Matt Sklar, in arte Phantom Handshakes, che con questa seconda fatica intitolata “A Passport to Remain” rendono ancora più deliziosi e magici quei meccanismi dream-jangle-pop che ci avevano entusiasmati nell’esordio “No More Summer Songs” dell’anno scorso.

La cosa vincente è come la band non abbia, in fin dei conti, cambiato campo da gioco, resta quel tocco morbido, quel mondo sognante che abbraccia arpeggi e chitarre delicate, mentre la voce di Federica ci prende per mano e ci accompagna con la sua dolcezza. Fino a qui ci siamo. Quello che viene potenziato (perchè, ripeto, di miglioramente non si può parlare in un contesto che era già  all’eccellenza) è proprio il mood , il calore, l’emozione che il disco ci trasmette. E’come se tutto venisse ancora più amplificato, in modo da renderci davvero parte di un magnifico sogno in musica.

Quando la band cala i ritmi è letteralmente capace di ridefinire i dettami del dream-pop, basti pensare a brani come “The Highway” o “Wild Strrawberries”, mentre nei brani con più ritmo la cura per le sensazioni delicate e avvolgenti è altissima, senza però dimenticare la melodia e un lavoro chitarristico che si fonde alla perfezione con la suggestione onirica e in questo caso mi permetto di citare “Hotel Sereno” e sopratutto “Stuck In A Fantasy”, brano migliore dell’album, a mio avviso e splendida summa delle capacità  e del talento di una band deliziosa, impossibile da non amare.

In conclusione, per spirito di devozione, lasciatemi anche citare “What Was Your Day Like” in cui sembra davvero di tornare ai tempi d’oro della Sarah Records, da pelle d’oca.

Mi sembra di essere stato chiaro…questo disco è bellissimo.