Torna con un nuovo album Tricky, proprio lui uno dei geniacci di Bristol, con un nuovo album dopo ben cinque anni passati dal deludente “Vulnerable” e addirittura sette dal (a tratti) più memorabile “Blowback” che inaugurava il periodo americano del nostro e sulla lunga distanza (dopo il notevole ep “Mission Accoplished”) anche l’esperienza presso la Anti, sottoetichetta dell’Epitaph.

Lo ritroviamo ora nuovamente in Inghilterra (questa volta Londra), accasato dai tipi della Domino, una delle label più cool degli ultimi anni. Chiaro che Tricky con questa gente ha poco e nulla a che fare e il divorzio, ormai lontano, tra lui e la storica Island pesa ancora e non ha neppure tanto senso cercare quel sound (come molti detrattori si ostinano a fare).

Abbiamo di fronte quindi un Adrian Thaws maturo e capace di coniugare le varie esperienze: peccato per il brutto inizio con la scarsa “Puppy Toy”, pseudo blues con chitarra scontata ed interpretazione femminile che sembra rubata a Christina Aguilera. Per fortuna “Knowle West Boy” non è tutto su queste coordinate, altrimenti non ve lo avremmo neppure proposto: “Bacative” è un raggamuffin introspettivo e sommesso con una ritmica altamente inquieta, che pur non avvicinandosi troppo a Bristol ricorda i pezzi migliori e più atmosferici di “Blowback”.

La successiva “Joseph” sarebbe stata ancor più adeguata come intro con quel suo piano elegiaco ed il semplice flow, roco marchio di fabbrica di Tricky. Sorprendete e vero specchio del nuovo corso del nostro, un amalgama di arroganza tipica del periodo passato negli USA e dei ritmi narcolettici e thriller della città  d’origine, è “Veronika”, in cui fa bella mostra di sè pure la torinese Veronica Cassuolo cresciuta nella scuderia di CasaSonica. Una decisa caduta di stile invece risponde al titolo di “C’mon Baby”, al contrario del singolo “Council Estate” bello cattivo e diretto (qualcuno ricorda “Brand New You’re Retro” da “Maxinquaye”?). Le erotiche, scure e distorte “Past Mistake” e “Coalition” son grandiosi crossover che era un pezzo che non mi capitava di sentire, soprattutto la prima lenta e pastosa, davvero emozionante (non mi capita spesso di usare questo aggettivo, quindi fate un po’ voi i conti); la seconda è più aggressiva, ma i suoni rimangono di alto livello (perfette le laceranti note del violoncello che lambiscono la base così sporca) e pure la sincera ispirazione (con tanto di citazione iniziale della storica “Television Will Not Be Televised” di Gil Scott-Heron).

“Cross To Bear” è una ninnananna in levare tanto dolce e raffinata per quanto malata e la voce da orco di Tricky in sottofondo impreziosisce la traccia, ma l’ultimo pezzo davvero esaltante è la cover di “Slow” (Kylie Minogue o chi per lei), eccellente rap-rock danzereccio e sexy.

Se ai primi ascolti vi sembrerà  un disco mediocre, rafforzato soltanto dall’immediato appeal di certe canzoni, il tempo vi smentirà : “Knowle West Boy” è il ritorno in grande stile (nonostante poche incertezze piuttosto perdonabili) per un mostro della musica che non se n’era mai andato, semplicemente si è fermato a raccogliere le proprie forze per tornare a stupire.

PS: qualsiasi paragone “Maxinquaye” sarebbe azzardato e probabilmente impietoso, ma non per carenza dell’ultimo album, semplicemente perchè quello è un monumento e molto più, qualcosa di irripetibile.

Credit Foto: https://www.flickr.com/people/macskapocs/ [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons