Dr. Dog
Fate

Sono le sette del mattino e la sveglia suona inesorabilmente l’inizio di una nuova settimana di lavoro. Fuori il cielo è grigio e la temperatura per nulla benevola mi ricorda, quasi ce ne fosse ancora bisogno, che a Helsinki gli autunni non danno scampo con le giornate di luce che quotidianamente si accorciano lasciando spazio alle tenebre che lentamente rosicchiano ogni memoria estiva. Scorgo il promo dei Dr. Dog sulla pila infinita di dischi da recensire e lo scelgo come compagno di viaggio per il tragitto a lavoro nella speranza di aver pescato giusto: mai scelta fu più appropriata.

I Dr. Dog vengono da Filadelfia e non sono di certo gli ultimi arrivati con il quarto lavoro in sei anni di attività . A differenza delle fatiche precedenti, “Fate” possiede una coerenza espressiva notevole, mettendo in mostra deliziose armonie melodiche ed una varietà  stilistica tali da porlo ben al di sopra della media delle uscite nel campo indie-pop-folk-rock. Sono le undici canzoni presenti ad emergere nello loro vibrante sincerità , suggestive spirali di pregiato artigianato che richiamano alla mente numi tutelari come i Beatles: dialoghi a cuore aperto che si traducono in un arcobaleno di note e colori dal sapore fortemente retro pur conservando una forte identità  personale. Chitarre che inseguono melodie da pianoforte che inseguono slanci vocali per un inseguimento in undici tappe verso altezze compositive da capogiro, evidenti in gemme quali “Hang On”, “The Old Days” e “The Ark”.

Sembra che sia il destino il filo conduttore di un album che ha semplicemente dello straordinario. Quello che è certo è che la formazione statunitense ha cesellato un lavoro pressochè perfetto per la gioia dei seguaci dell’indiepop e di tutti gli amanti della buona musica. Ed allora anche gli autunni finnici si sopportano meglio.

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