>Cos’è “Beat The Donkey”? Parto da quest’espressione per recensire l’ultimo lavoro di Cyro Baptista, percussionista brasiliano che ha collaborato con svariati musicisti da Brian Eno e David Byrne a Daniel Barenboim passando per Caetano Veloso e John Zorn e che, quindi, non può essere solo annoverato tra i musicisti della MPB (“Musica Popolare Brasiliana”). La sua musica è multiculturale, travalica ogni frontiera, è irrispettosa e accondiscendente, frizzante e complessa.
Il termine beat the donkey deriva dalla tipica espressione brasiliana pau na mula che è un’incitazione ad essere liberi di fare quel che si vuole (una sorta di let’s do it).
Dobbiamo partire proprio da questa libertà  creativa per capire il lavoro di Cyro Baptista.

“Beat The Donkey” è un album viscerale, che unisce con cosciente follia, in una miscela esplosiva e colorata, rock e musica etnica con jazz, funk e musica latina.
E’ impossibile capire a cosa si va incontro, nel momento in cui si inserisce il cd nello stereo si deve essere nella condizione esasperata di accettare anche un dolce naufragio.
Ma “Beat The Donkey” è anche il gruppo di percussionisti, musicisti e ballerini che supporta Cyro Baptista sia in studio che dal vivo con performance sorprendenti e sorprendentemente divertenti.
Tanti sono gli elementi che si possono cogliere durante l’ascolto : potete avere il privilegio di respirare l’atmosfera carnevalesca di Rio de Janeiro e, allo stesso tempo, essere dirottati nei Balcani. Potete toccare con mano la West-Coast ed essere sospesi, giusto un attimo dopo, in un’atmosfera onirica e irreale.

Il cd comprende 12 tracce coinvolgenti e comincia con un’elettrica “Caranguejo “per poi proseguire con la delicata “Sapo And The prince” e con la bellissima “Cyrandeiro” che vanta alla chitarra acustica il mitico Marc Ribot, storico collaboratore di Tom Waits.
Dopo la tenebrosa “Sweet Cuica” e “O Canto Da Ema” che vanta ancora come ospite Marc Ribot alla chitarra wah-wah, c’è “Parar De Fumar” ovvero la canzone per smettere di fumare. Questo non solo è il pezzo più brasiliano (è pressappoco un samba, al clarinetto c’è Anat Cohen) ma anche il più ironico e divertente dell’album in questione, coinvolgente e pieno di swing.

“Rio De Jakarta” è una sorta di gamelan (tipica musica balinese, si suona con diversi strumenti tra cui gong, tamburi, cimbali e strumenti a corda), “Tapping The Stars” è un mix tra tip tap e ritmo brasileiro, “Inastacia” richiama un po’ il rito candomblè mentre “Mr. Bugaloo” vede la presenza del sax vorticoso di John Zorn e di Toninho Ferragutti all’accordeon, il tutto unito al martellamento incessante prodotto dall’estro di Cyro Baptista e soci.

Chiudono quest’originale lavoro due pezzi ovvero “Ama”, canzone-danza in 6/8 per battiti di mani e chitarra classica zingara, suonata magistralmente da Romero Lubambo, e “Funk”, pezzo per sole percussioni registrato dal vivo a Boston.
Insomma, “Beat The Donkey” è un album-progetto delizioso, esuberante, da gustare anche dal vivo. L’approccio a questo lavoro deve essere scevro da preconcetti di ogni sorta, bisogna abbandonarsi a questo melting-pot di suoni con la curiosità  e l’ingenuità  di un bambino. Solo così riuscirete ad apprezzare pienamente la vitalità  di questa registrazione.