Vi è un qualcosa di misterioso a partire dalla copertina in questo album d’esordio di Actress (inedito moniker dietro cui si nasconde il produttore britannico Darren J. Cunningham, titolare anche della Werk, la giovane label che pubblica il disco): tutto quel nero e pure quel triangolo (quasi memore del prisma pinkfloydiano) che lascia intravedere scorci d’ambiente tra l’Africa e le archeologie industriali dei coniugi Becker mi suggeriscono un’indefinitezza e una misteriosità  rare. Alla fin fine però è tutta colpa (o merito) della musica: scarti house in salsa di paranoia, detriti funk trattati con gusto dubstep. Insomma un sound che è cupo e claustrofobico, ma non manca mai di ribadire la propria grandiosa ed irresistibile matrice black.

è esemplare la prima traccia, “Again The Addiction”: un’elettronica sincopata che pare provenire da altre dimensioni e altri tempi, con quei sample dal suono urticante per non dire irritante (non vi dico quante volte l’ho saltata e quanto tempo ho impiegato a lasciarmi coinvolgere). L’avrete già  capito: questo non è un lavoro accessibile a tutti, bisogna prendersi tempo per entrare in queste arcane geometrie. Se da qualche parte sentirete certi rimandi dubstep, magari al Burial più strumentale (“Doggin'”), altrove vi sembrerà  di avere a che fare con una cura per il suono degna degli Autechre più laboriosi (“I Can’t Forgive You”). Per non parlare di “Hazyville” che presenta un battito electro giocherellone e morbido, capace di ricordare i primi Daft Punk ed, allo stesso tempo, di trasfigurarli attraverso centinaia di disturbi.

Come già  accennato si potrebbe assimilare questo “Hazyville” alla corrente dubstep, per i trattamenti del suoni, per l’aura nebbiosa che lo avvolge; eppure è piuttosto un disco che fa storia a parte, nel quale convivono momenti ostici come alcuni sopracitati e “Crushed”, che sarebbe una gioia house per qualunque dancefloor se Darren non l’avesse immersa nella morfina più potente.

Altre parole è inutile e forse pure controproducente spenderle, io vi consiglio questo lavoro con tutto il cuore: per quanto imperfetto possiede fascino e chiarezza d’intenti non comuni.

Credit: Press