Uno sparuto gruppetto di appassionati è giunto ad assistere al concerto del duo dal monicker più assurdo in circolazione. Ma gli olandesi zZz, alfieri di un synth-rock tanto oscuro quanto godereccio e divertente, non si sono fatti per nulla intimorire dalla scarsa affluenza di pubblico e hanno offerto uno spettacolo strepitoso, grintoso e alla fine pure un po’ allucinante.

Il gigantesco batterista/cantante Björn Ottenheim (bandana annodata intorno alla testa e aspetto da stoner rocker alcolizzato) si sistema in posizione frontale rispetto al pubblico, seduto dietro a un kit essenziale. Il più belloccio Daan Schinkel invece si mette di profilo, semi-circondato da organi, tastiere, tastierine e chissà  quali altre diavolerie. Bjorn dietro le pelli è metronomico e ossessivo (giusto in alcuni finali tenta qualche accenno di virtuosismo, rompendo i soliti schemi ritmici), mentre sbrana il microfono con urla possenti o lo minaccia con voce cavernosa, oppure tenta di sedurlo con sensuali sussurri, mentre il socio imbastisce scenari al crocevia tra l’apocalittico e il danzereccio.

Il suono prodotto dai due è pieno, ‘croccante’, rotondo. Alcuni problemi ad un amplificatore che gracchia non riesce a distrarre gli Olandesi, totalmente ipnotizzati dalla loro stessa musica, decisi a suonare ogni pezzo come fosse l’ultimo da eseguire prima di dire addio al mondo. Mano a mano che si prosegue nella performance i due, invece di stancarsi, sembrano sempre più agguerriti. Daan finisce col mettersi in piedi sopra l’organo, afferrando le altre tastiere e suonandole disordinatamente tutte insieme, mentre il suo immenso amico si alza dal seggiolino e si mette a storpiare la sua voce tramite alcuni macchinari elettronici. Il risultato è una inaspettata tempesta di noise elettronico, un marasma di suoni senza più capo nè coda, eppure affascinantissimo.

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