Un posto al sole non si rifiuta a nessuno. Un momento di gloria è concesso persino a chi, in quei famigerati anni ottanta, era considerato troppo commerciale, al punto da non poter essere nominato senza correre il rischio di passare per new dandy o peggio ancora new romantics.
Il tempo, ovviamente, ha messo a posto tutte le cose, ed uno sguardo alle classifiche, anche a quelle che si fregiano di essere al passo coi tempi e con gli hype del momento, rivela che in mezzo al ripescaggio ormai incontrollabile e senza alcun pudore di tutte le sonorità  che si sono sviluppate in quegli anni è possibile, per ognuno, recuperare le passioni che più ci hanno coinvolto in passato o quelle che ci sentiamo più vicine ora, tutte con pari dignità .

Al sottoscritto duole dirlo, ma la parte del leone viene fatta dal synthpop, col recupero di alcuni dei suoni forgiati dai gruppi più ‘commerciali’ e modaioli di allora. Non tutto è da buttare, sia chiaro, nè della produzione passata nè tantomeno di quella attuale, ma è indubbio che certi suoni allora snobbati o derisi ora vengono riproposti come novità  di tendenza alternativa, e talvolta con modalità  assolutamente tipiche della carta-carbone.
è altrettanto evidente, però, che altre sonorità , ben presenti allora e che hanno nel britpop uno dei generi di riferimento, facciano un po’ fatica, per dirla con gentilezza, ad emergere oggigiorno. Un suono che si costruiva più sulla chitarra, come lo era per gli Smiths o gli U2 di quegli anni, o altri gruppi minori ma altrettanto interessanti, come gli Orange Juice o gli Associates, tanto per fare alcuni nomi, è stato un po’ dimenticato, schiacciato tra la decostruzione operata sul pop ed il rock dalla scena indie-alternative e la glaciale serialità  dell’elettronica techno-dance, che ha lavorato sul versante synthpop di quegli anni.

Certamente non è mai scomparso, e ogni tanto rispunta con evidenza e vigore in alcuni nuovi lavori. Come questo “Two Dancers”, il secondo album a nome Wild Beasts, nei cui dieci brani troviamo più che buoni elementi per una piccola rifondazione di quel suono guitar-oriented, e tanto ci basta per riprenderci e intravvedere qualche tiepido raggio di sole.
Il quartetto d’albione, infatti, mette in fila in questi solchi (sic…) le memorie dei fraseggi lirici alla Morrissey o alla Billy Mckenzie, delle chitarre epiche e rintoccanti alla The Edge o secche e ‘jingle-jangle-gianti’ alla Johnny Marr, la morbidezza e leggerezza delle composizioni di Edwyn Collins e Roddy Frame, le ritmiche tribali e funky di Chris Frantz o di Andy Newmark.
C’è di che gioire, insomma, ascoltando questi brani, perchè tutti questi riferimenti vengono fatti propri con sincerità , reinterpretati e ricomposti in un suono assolutamente moderno, dance-oriented se vogliamo, ma ancora capace di crescere, come già  hanno saputo fare rispetto al precedente lavoro. Il suono si è fatto corposo e ricco, le voci, ora diventate due, contrapposte e bilanciate, la produzione attenta e curata, i testi crudi e maturi.

Diventa difficile segnalare un brano piuttosto che l’altro, ammettere di preferire le atmosfere dei Roxy Music adagiate su percussioni che rimandano ai Talking Heads di “The Faun Powder Plot”, o le chitarre epiche, senza eccessi, alla U2 mischiate al fraseggio secco degli Smiths che marca la dance di “We Still Got The Taste…”, o ancora gli ispirati gorgheggi, a metà  tra Morrissey e gli Associates di “This is Our Lot”, o il dolce frammento malato, atipico nel contesto, col suo approccio da gospel sintetico, di “Underbelly”.
Non tutto è perfetto, ovviamente, il canto di Hayden Thorpe sembra a tratti un po’ autocompiaciuto, gli schemi ritmici talvolta si ripetono e alcuni pezzi sembrano girare a vuoto. Ma ciò non scalfisce assolutamente la validità  di un lavoro che, nella sua compattezza formale, lascia vedere una band consapevole di avere dato forma ad un suono personale e convincente.

Difficile valutare i passi futuri, e come è successo in passato per alcuni dei gruppi citati si potrebbe trattare di un fuoco di paglia, una luminosa meteora che scompare velocemente dalla vista. Ma intanto “This Is Our Lot”, ci dicono, e allora godiamoci queste canzoni, “Hooting & Howling” assieme a loro.

Cover Album

Two Dancers
[ Domino – 2009 ]
Similar Artist: The Smiths, U2, Associates, Orange Juice
Rating:
1. Fun Powder Plot
2. Hooting & Howling
3. All The King’s Men
4. When I’m Sleepy…
5. We Still Got The Taste Dancin’ On Our Tongues
6. Two Dancers (I)
7. Two Dancers (II)
8. This Is Our Lot
9. Underbelly
10. Empty Nest

WILD BEASTS su IndieForBunnies: