Lo ammetto: quando la drum and bass è esplosa io ero un fanciullo e non ho potuto affatto viverla. Negli anni ’90 campavo ad album di figurine e cartoni animati, leggendo classici per ragazzi e ascoltando i nastri dei miei genitori, nastri che certamente non comprendevano Goldie o Roni Size.
Quando mi sono innamorato della musica elettronica ho cercato di fare un po’ di ordine nella mia testa, tra gli ascolti, e “Timeless” è stato uno dei primi acquisti.

La passione è continuata e prosegue tuttora, ma la mia predilezione si è spostata verso la cassa dritta o gli impasti torbidi del dubstep (anche per ovvi motivi generazionali), tralasciando in parte la d’n’b.
Casca quindi a fagiolo questa compilation celebrativa della Metalheadz, storica etichetta inglese che del genere fu madrina e simbolo (quel teschio stilizzato è pressochè entrato nella memoria collettiva di un’intera generazione). La tracklist spazia nel tempo, concedendo spazi al passato e al presente, inanellando perle e definendo un sound dannatamente funky e al contempo cerebrale (inutile negare il fondamentale apporto della d’n’b alla nascente idm).
Già  l’apertura è affidata a una “V.I.P. Drums” di Doc Scott che, dopo un inizio suadente, non esista a scoccare staffilate ritmiche a cui è inutile porre resistenza. Lavora su dinamiche inverse J Majik in “Your Sound” che si riposa soltanto nel lirico finale. è l’equilibrio perfetto quello raggiunto da Alex Reece in “Pulp Fiction”: la sua morbida fisicità  è perfetta per i club, ma il sound pare quasi valorizzato in caso di un ascolto più riflessivo (e l’inserimento di quel breve refrain di tromba è davvero un’epifania).

Photek (forse uno dei nomi più noti al grande pubblico dell’intera raccolta) delinea nella sua “Consiousness” un perfetto mix di sottofondo ambientale, sexy fragore sonico e sghembo gusto funk.
“This Is LA”, a firma Lemon D, coniuga le istanze più ballerine e solari con bordate ritmiche memori della lezione hardcore. Si fa largamente apprezzare l’incedere serrato, cupo e cinematografico di una “Metropolis”, opera di Adam F.
Non manca neppure il nome tutelare Goldie che, sotto il moniker Rufige Kru, architetta in “Beachdrifta” un piccolo compendio dello stile dell’etichetta in cui a farla da padroni sono i profondissimi bassi.

La retrospettiva scorre così, tra sincopi ed impennate funk, tra ricordi giamaicani e negritudine lasciata ad asciugare sotto il grigio cielo d’Albione (semplicemente spettacolare l’emozione soul di Commix in “Be True”), tra panoramiche sensuali e improvvisi stop, fino a una “Defcom 69” (Total Science) che già  si lascia contagiare dal dubstep: l’ascolto è fortemente consigliato, capace di coinvolgere e di rendere un’idea della fervida immaginazione che motivava (e speriamo continui a farlo) la label, capace di stimolare muscoli e neuroni. Un pezzo di storia a cui è giusto e conveniente rendere i giusti onori.

Cover Album

  • MySpace
  • BUY HERE
15 Years Of Metalheadz
[ Metalheadz – 2009 ]
Similar Artist: Goldie, Plug, A Guy Called Gerald, Asian Dub Foundation
Rating:
1. Doc Scott – VIP Drums
2. Dillinja – Angels Fell
3. J Majik – Your Sound
4. Alex Reece – Pulp Fiction
5. Photek – Consciousness
6. Lemon D – This Is LA
7. Doc Scott – Swarm
8. Adam F – Metropolis
9. Codename John – The Warning
10. Marcus Intalex & ST Files – Universe
11. Rufige Kru – Beachdrifta
12. John B – Up All Night
13. D Bridge & Vegas – True Romance
14. Total Science – Defcom 69
15. Commix – Be True