Se dovessimo paragonare quest’album ad una particolare stagione dell’anno non avremmo dubbi: l’autunno. Gli svariati colori delle foglie, la fresca brezza in una splendida giornata di sole, lo scorrere di bianche e corpose nuvole in un cielo limpido e azzurro.

Sono passati tre anni dal sophomore “Painted Shut” che aveva riscosso un ottimo successo e la band di Frances Quinlan non ha deluso le attese per
questo nuovo lavoro che, diciamolo subito, va ascoltato per coglierne ogni singola sfumatura. “Bark your Head Off, Dog” è una raccolta di
piccoli capolavori dove – c’è ancora da sorprendersi? – la voce di Frances la fa da protagonista.

E’ doveroso sottolineare l’eccelente lavoro degli altri componenti della band che hanno saputo arrangiare i pezzi con suoni ed armonie degni delle superbe capacità  della ragazza di Philadelphia, che – è bene riocordarlo -, scrive sia i testi che la musica.

Ascoltando “What the Writer Meant” ci si perde tra strofe, ritornelli e ponti, non abbiamo punti di riferimento, dall’intro di chitarra che invita la batteria di Mark (fratello di Frances) a dare il giusto ritmo fino a quel “God is the one who changed” che s’inserisce nel brano quasi provenisse da un’altra dimensione sonora a dare quel tocco d’imprevidibilità  che è la caratteristica della scrittura della Quinlan. Appoggiamo quindi ( anche metaforicamente ) la puntina su “Not Abel”. Arrangiata stupendamente con archi ed arpe ad accompagnare Frances che in meno di cinque minuti ci mostra come la sua voce sia uno degli strumenti più completi ed eclettici in circolazione. La seconda parte della canzone si trasforma in una perla power-pop dove chitarre e voce cambiano drasticamente  il senso della canzone, davvero geniale.

Ogni brano è una storia a se, spesso i testi sono criptici ma ognuno di noi può trovarci frasi e parole che colpiscono, come quel ” …non preoccuparti, entrambi lo scopriremo, ma non insieme”   nell’ open track “How Simple”, canticchiato quasi allegramente, ma quanta sofferenza si nasconde dietro quelle parole!
E che dire di quel “One That Suits Me “, un pop mieloso, gioioso, poi malinconico ed arrabbiato, alla fine del brano ci pare di aver ascoltato tre pezzi diversi e devi riascoltarlo più volte per capirne dinamica e sviluppo.

Canzoni che attecchiscono ascolto dopo ascolto, non perdetevi l’occasione di conoscere questo LP,   sarete attraversati da magiche e fatate vibrazioni, cos’altro di meglio possiamo desiderare?