Questa volta non è passato tanto tempo dal disco precedente, appena due anni tra questa nuova uscita e “Knowle West Boy”, che nel 2008 ci aveva mostrato un Tricky nuovamente ispirato e grintoso. “Mixed Race” nasce a Parigi e continua il sodalizio con l’etichetta Domino.

Album brevissimo (poco meno di mezz’ora) e dalle atmosfere oscure: il blues scheletrico dell’iniziale “Every Day” è un approdo non nuovo per l’artista inglese, ma poche volte si era giunti a tanta malinconica austerità . Stona decisamente la successiva tamarrata electro, una “Kingston Logic” di pregevole fattura ma fuori luogo come un uomo onesto in parlamento.
“Early Bird” inaspettatamente flirta col jazz e dichiara, come già  avevamo sospettato, che questo Tricky dà  il suo meglio senza troppi orpelli, in una dimensione più intima e confidenziale.

“Ghetto Stars” incrocia lo spirito fumoso e soffuso del trip-hop con l’epicità  del rock, ricordando i pezzi migliori di “Blowback”. In “Come To ME” si cerca di ripetere il tuffo nel blues dell’opening-track, ma chiunque abbia parlato di Tricky come del Tom Waits trip-hop intendeva certamente in senso figurato e non immaginava questo scimmiottamento.
La cover del classico giamaicano “Murder Weapon”, ottimo primo singolo, rialza i ritmi (in levare, of course) e si pregia dell’interpretazione azzeccatissima della vocalist italo-irlandese Franky Riley (la musa scelta da Tricky per questo lavoro).

Chiude il disco “Bristol To London” i cui suoni saturi e il titolo fanno pensare al tragitto dell’elettronica black inglese degli ultimi vent’anni, dal Wild Bunch all’esplosione del dubstep.
Qualche pezzo dimenticabile (oscena la deriva dance mediorientale di “Hakim”), ma “Mixed Race” mostra un’artista ancora ispirato e ancora in viaggio, consapevole senza essere presuntuoso.