Se vi va di muovere il culo potete scegliere tra diverse opzioni.
1) Infilare le cuffiette del vostro ipod e iniziare a correre su un tapis roulant come criceti in gabbia. Una delle massime espressioni della nostra società  dove, anche correndo, ti ritrovi sempre al punto di partenza.
2) Potreste investire mensilmente una parte dei vostri risparmi in un abbonamento in palestra dove correrete sempre come dei criceti in gabbia, ma almeno lo farete in compagnia.
3) Comprare l’xbox360 con Kinect e la fine dei criceti la farete comodamente a casa vostra, al cospetto del vostro televisore ad alta definizione.
4) Andare a ballare in uno di quei posti popolato da tamarri da competizione, regredendo alla condizione di primati dal pollice opponibile.
5) Sporcarvi le orecchie con “Party Store” dei Dirtbombs e organizzare una festa da antologia.

Mick Collins continua ad assecondare le proprie passioni musicali e, dopo aver omaggiato la musica black con “Ultraglide in Black”, si tuffa nel sound della musica elettronica della Detroit degli anni ’80 reinterpretandone a suo modo alcuni classici. Il risultato è una bomba ad alto tasso esplosivo, dove dell’elelettronica tout-court restano soltanto certe ritmiche, mentre tutto il resto è sporcato dalle chitarre e da un suono corposamente rock. La band gioca aggiungendo ai brani originali la strumentazione classica, in un idillio di ballabilità , sano lerciume rock’n’roll e sinuosità  soul. E’ come se il rock e le pulsazioni sintetiche si incontrassero a metà  strada abbracciando influenze funk(adeliche).

Le rivisitazioni vanno dall’elettronica di “Sharevari” degli A number of Names, passando per gli accenti soul di “Good Life” di Kevin Saunderson, finendo in territori più house di “String of Life”, originariamente di Derrick May. Un lavoro tanto eccitante quanto divertente, che modula con sapienza e fantasia una materia ballabile, restituendole il sacro fuoco del rock’n’roll senza tradirne lo spirto originario. E allora che fate ancora immobili davanti ai vostri monitor? Sporcatevi le mani e muovete le chiappe con quello che molto probabilmente resterà  uno dei dischi più riusciti dell’anno appena iniziato.