Il percorso artistico dei 24 Grana per il sottoscritto rappresenta la piccola speranza che la propria città  non affoghi anche musicalmente nei luoghi comuni. Merito di una serie di cambiamenti avvenuti gradualmente, capaci di allontanarli dalla tradizione dub degli anni ’90 in cui si è fossilizzato un suono invecchiato male, troppo legato al moribondo movimento dei centri sociali, tra slogan politici ormai vuoti e concerti pieni di vino di bassissima qualità  in bottiglie di acqua Panna.

La band di Francesco di Bella è la speranza che anche a Napoli, musicalmente parlando, si possa guardare in una direzione diversa e più “internazionale”. Non ci voleva comunque Steve Albini per accorgersene; “La Stessa Barca”, infatti, è stato registrato in presa diretta in quel di Chicago, negli studi dell’igegnere del suono che ha lavorato, tra gli altri, con Nirvana, Pixies e Pj Harvey.

Senza nulla togliere al lavoro di Albini, la sensazione forte è quella di avere per le mani una manciata di canzoni che avrebbe funzionato lo stesso anche se registrate dietro l’angolo di casa. Il suono è ancora più spigoloso, incentrato soprattutto sulle chitarre e una sezione ritmica più incisiva che in passato. Accorgimenti tali da costruire quello che, a tutti gli effetti può essere considerato il disco più leggero dei 24 Grana. Probabilmente un passo indietro, in quanto ad ispirazione, rispetto al bellissimo “Ghostwriters” di tre anni fa, ma anche un piccolo passo avanti verso la definitiva maturazione di una band che ha ancora tanto da dire. Un’ultima annotazione necessaria: le canzoni in dialetto funzionano meglio di quelle in italiano, anche se ci sono bellissime eccezioni come “Germogli D’Inverno”.

1. Salvatore
2. Cenere
3. Ombre
4. Ce Pruvate Robè
5. Malevera
6. Turnamme A Casa
7. La Stessa Barca
8. Germogli D’Inverno
9. Stop!
10. Oggi Rimani Laggiù