Smontare e rimontare pezzi dell’indie-rock italico ottenendo un risultato che è minore della somma delle parti.Dico subito che questo disco non mi è piaciuto affatto, il mio giudizio personale scende parecchio più in basso rispetto a quello che pretende di essere oggettivo e che troverete in fondo alla recensione. Figlio della delusione di un estimatore delle band di provenienza dei membri coinvolti nel progetto Lava Lava Love e pure per l’amarezza di notare un deciso passo indietro rispetto all’EP recensito la scorsa primavera.

Riassunto della puntata precedente: la band è formata da Vittorio Pozzato (ex Fake-P) e Florencia Di Stefano alle voci, Massimo Fiorio (ex Canadians? speriamo di no), Oliviero Farneti (Spagetti Bolonnaise) e Luca Valentini. Il tema centrale del disco è l’amore ,”l’ascensore emotivo” che ne deriva, le delusioni e gli entusiasmi, più i primi che i secondi, e quindi via andare di struggimenti, rimpianti, parolacce (troppe) e propositi di insani gesti (come sentito in “An Invitation”), il tutto condito da rimandi pop, qualche screzio di elettronica e il suono di un banjo a sottolineare (qualora ce ne fosse bisogno) che  l’originalità  non è primaria necessità  per la band veronese.

A ulteriore riprova di questo adagiarsi nel già  sentito arriva, come fosse paradigma, la “Another Happy Song” d’apertura, che ovviamente felice non è per niente, secondo un trito modo di intendere l’ironia (sogno il giorno in cui un brano con questo titolo sia tutto un inno alla gioia). Inoltre la costruzione dell’accompagnamento musicale  richiama da vicinissimo i  Canadians, ma senza gli stessi riff accattivanti, e i Fake-P, ma senza la stessa geniale inventiva. Non va meglio con la successiva “Dry Tongue Lies” che aggiunge velocità  e qualche coretto surf, grande pulizia delle registrazioni (cosa che si nota in tutto l’album) ma che non va oltre alla classica tempesta nel bicchiere d’acqua. Gli intrecci vocali maschile-femminile, qualche riverbero twee non fanno altro che accentuare la nostalgia per un gruppo come i Pecksniff, assurto alla gloria dei cieli con troppa fretta e il commento sta tutto nel titolo di un brano: “Nothing Special”. Insomma il tentativo di abbandonare l’ambito indie per approdare al tavolo dove si punta forte sul pop si risolve in una normalizzazione della propria stessa inventiva, un sottrarre il divertimento di chi suona (forse) e di chi ascolta (di sicuro).

Fortunatamente arriva “Sparkling Wine”, nella seconda parte del disco molto migliore della prima; pezzo finalmente libero di fare caciara, non imbalsamato da una produzione eccessiva, da un lavoro di cesello di cui non si sente la necessità  a queste latitudini, pezzo che diverte e fa muovere il piedino. Il segreto del pop è tutto qua.

A Bunch Of Love Songs And Zombies
[  Prisoner – 2011 ]
Similar Artist:  Canadians, Pecksniff, New Pornographers, Yuppie Flu
Rating:
1. Another Happy Song
2. Dry Tongue Lies
3. An Invitation
4. Nothing Special
5. Your Lite
6. Last Night
7. The Grey Lines
8. Tomorrow Will Be The Worst Day Of My Life
9. Kenosis
10. Sparkling Wine
11. Morning Dew