Ritorno romano in occasione della presentazione di “Night Of The Hunters” per Tori Amos, ancora una volta in Sala Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica, come fu nel 2009. Differente è però la forma live che, adeguandosi alle nuove atmosfere classicistiche dell’ultima uscita discografica, vede le chitarre e gli strumenti più prettamente rock eclissarsi al favore di un quartetto d’archi, l’Apollon Musagete Quartett, e del Bösendorfer della rossa americana, contrapposto a un sintetizzatore; proprio tra questi ultimi due andrà  a posizionarsi l’artista, nella classica posa con cui da anni ammalia il pubblico dei propri concerti, unica vera costante nella carriera di un’artista che non sempre è riuscita a rimanere a testa alta con le uscite discografiche, specialmente negli ultimi tempi.

Anticipata dal più simpatico che musicalmente meritevole Mark Hole, giovane cantautore inglese, Tori Amos fa il suo ingresso più o meno puntualmente sulle note di “Shattering Sea”, prima concitata traccia del nuovo album, che vede nel lavoro dei quattro musicisti una prova di talento non indifferente, così come saranno in grando di dimostrare per tutta la durata (due ricche ore) del concerto. Si prosegue con una ricca panoramica della carriera della Amos, tra cui spiccano gli archi di “Girl Disappearing”, una più che intensa “Horses”, eseguita per solo piano e voce, e nuovi arrangiamenti che riescono a migliorare le già  buonissime “Cruel” e “Siren”, tra i classici dell’artista. Una scelta di classici per nulla convenzionale e che testimonia una ricerca e una raffinatezza che mancava da tempo nel mestiere di questa donna, a cui va riconosciuto il merito di aver timidamente alzato la testa nell’ultimo anno dopo una serie di bruttezze discografiche difficilmente perdonabili.

Il finale, affidato a due lunghi encore, vede l’esecuzione delle trascinanti “Northern Lad” e “Playboy Mommy” per solo piano e voce, entrambe tratte da “From The Choirgirl Hotel”, della bella “Nautical Twilight” estratta dal nuovo album e, simpaticamente, di “Big Wheel”, che chiude in maniera un po’ trash ma comunque piacevole questo evento musicale.

Credit Foto: Shicrbs, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons