La dance come la conosciamo oggi è arrivata al capolinea? E’ passato un ventennio (sic!) dalla sua emancipazione dalla stupidità ; grazie a personaggi come Aphex Twin e il suo Selected Ambient Works la dance si è scoperta d’improvviso smart, intelligent. Da quel momento l’acronimo IDM ha assunto la funzione di un brand che certificava l’assenza di elementi dozzinali e vernacolari, in una parola “tamarri”, all’interno di tale sottogenere volto a far sculettare i fondoschiena alto-borghesi della bella gioventù metropolitana. Da circa un lustro la dance ha fatto un ulteriore passo, decidendo direttamente di abdicare al dancefloor. Se già  nel 2005 con “Where You Go I Go Too” di Lindstrom si ancheggiava appena, l’anno dopo con “Afraid to Dance” dei Port Royal si staccava definitivamente la corrente alla sfera a specchi, la quale anch’ella aveva smesso di girare già  da un po’. Ma chi è stato ad uccidere la dance? Tutto lascia supporre che si tratti di un avvelenamento lento e progressivo, perchè il delitto si è consumato pian piano, anno per anno, con dosi sapientemente centellinate, così da far pensare ad una morte naturale, all’inevitabilità  del fato.
E così non è stato, era tutto calcolato. La dance ci avrebbe abbandonato nel primo trimestre finanziario di questo 2012 e a somministrare l’ultima dose sarebbe stato proprio Ital col suo album di debutto “Hive Mind”. L’arma utilizzata, l’avrete ormai capito dagli artisti coinvolti, è stata l’ambient.

La techno e la house in questi venti anni si sono lasciate lentamente contaminare dall’ambient, influenza che all’inizio veniva adattata alle esigenze della dance e ad essa subordinata (le selezioni di Aphex Twin erano si intelligenti ma pur sempre viscerali) ma che ora, dopo anni di guerra civile con gli altri sottogeneri, è riuscita ad emergere come riferimento principale, cannibalizzando tutto ciò le girasse attorno, asservendo house e techno e trasformando il dancefloor da luogo fisico a luogo virtuale. Brian Eno sarà  molto fiero di sè (direte: se sei Brian Eno non ci vuol molto ad essere fieri di sè e pure avete ragione).

“Hive Mind” di Ital quindi è l’ultimo prodotto dell’evoluzione “non dance” dei dj degli anni ’00 che sempre più flirtano con territori musicali adiacenti, di conseguenza saremmo in errore se considerassimo “Hive Mind” un disco house a tutti gli effetti, considerata la carne messa a fuoco in scarse 5 tracce e alla luce delle argomentazioni sopra esposte, acquista maggior senso se stimato come un disco ambient che ogni tanto corteggia, tra le altre cose, anche la house. Ital infatti è un buongustaio e come riferimenti non si fa mancare nulla: filtra con i Massive Attack di “Blue Lines” (“Israel”), con il dark ambient dei Demdike Stare (“Floridian Void”) e con l’ambient cosmico di “Afraid to Dance” dei Port Royal (“Privacy Settings” e “First Wave”) senza dimenticarsi dell’importanza dell’autopromozione commerciale nella opening track, dove campiona la prima riga di “Born this Way” di Lady Gaga e la buonanima di Whitney Houston con “I will Always Love You”.

Di ballare insomma non se ne parla parla proprio, se però vi piace che la musica vi accompagni nella vostra quotidianità  non vi resta che annotare questo Ital e farci un pensiero.

TRST
[ Planet Mu – 2012 ]
Similar Artist: Jean Micheal Jarre, Port Royal
Rating:
1. Doesn’t Matter (If You Love Him)
2. Floridian Void
3. Privacy Settings
4. Israel
5. First Wave

Ascolta “Israel”