Beh che c’è di male a provare? Che vivi a fare se non provi mai le cose?
Ho appena letto una striscia dei Peanuts. Non so se può definirsi una prova quella di The Niro, che mette da parte per il prossimo album la lingua inglese, prestata e sempre ben servile. Assieme al classico e rassicurante, ma sempre emozionante, repertorio anglofono, questa sera il cantautore romano ha offerto al pubblico barese anche tre germogli del nuovo album, il terzo per The Niro, il primo interamente in italiano.

La scelta di abbracciare la nostra lingua per il nuovo album non mi ha stupito. Vi dirò forse c’ho sperato da un momento preciso: smanettando su youtube sono incappata, ormai un po’ di tempo fa, nella sua cover/tributo (chiamatela come vi pare) di “Vento nel Vento” di Lucio Battisti.

Se riesci ad interpretare uno dei brani più belli del repertorio del cantautorato italiano, in quel modo, non puoi non essere spregiudicato e correre il rischio di abbandonare il porto più sicuro della lingua inglese, che da sempre si incastra più fluidamente con la musica, per lanciarti in un mare aperto più pericoloso e sempre meno navigato ad arte.

Così arriva “Pindaro”. L’eterno in un attimo non fugge ma rimane intrappolato in un bel brano, ingenuo e spontaneo, disteso su una melodia ariosa, solo all’apparenza fragile. Tanto delicato da annientare l’esibizionismo più becero. Sembra nato per voce e chitarra, è compiuto così e si sposa benissimo con tutto il vecchio repertorio inglese di The Niro.

“Colpa mia” (Come sai ormai da un po’ sono instabile. Resti qui o vai via?) e “Ruggine”, hanno bisogno di più tempo”… forse non trovano casa naturale nella versione acustica. Sicuramente interessanti, mi incuriosiscono e stimolano l’atteso ascolto dell’album. In questo nuovo contesto, non ha finalmente più senso parlare di influenze e generi musicali. E’ sicuramente una nota positiva il fatto che ascoltando questi nuovi pezzi non abbia pensato a nessuno dei cantautori italiani ipercitati. C’è sicuramente, per quel poco che ho sentito, una paternità  sicura e riconoscibile. Sul resto c’è poco da aggiungere rispetto a quello che ho già  letto e che è stato già  detto. Summertime mi ha fatto pregustare e invocare con ansia l’estate ancora troppo lontana. Brani come “On our hill”, “About Love and Indifference”, “When your father” condensano in maniera sublime le emozioni più disparate, Liar ti fende con la stessa forza destabilizzante e avvolgente di sempre. Fortunatamente, tutto procede con lo stesso non trascurabile piacere a cui The Niro ci ha abituati.

Setlist
NIGHT WALTZ
HE’S A PREY
CIRCLE
IN MY MEMORY
PINDARO
COLPA MIA
WHEN YOUR FATHER
STOP IT
SUMMERTIME
RUGGINI
LONDON THEATRE
ABOUT LOVE AND INDIFFERENCE
LIAR
HOLLYWOOD
SO DIFFERENT
POST ATOMIC DAWN
SAILOR
ON OUR HILL
DEAR