Le prime sintonie, i primaticci sensori d’ascolto dicono che Eugene Hutz e i fidi Gogol Bordello non si sono mossi d’un millimetro dalle loro intenzioni di rappresentare ancora il loro “oramai logoro e violentato” trend sonoro, e onestamente oramai si sentono tutte le cicatrici – del genere che fece ieri spaccare le ossa per il pogo ““ di una sistematica piattezza, si con colore, ma senza il mordente a tenerlo vivo e vegeto. “Pura Vida Conspiracy” è il solito disco Gogol Bordello incazzato, giocherellone, anarchico, energetico e bla bla, ma poi? Le tematiche sono le parole d’ordine che Hutz lancia con fervore ma in questo caso il disco mostra anche una parte buonista, quasi di comprensione verso chi del mondo ne fa una palla da rugby da calciare qua e la, una scaletta di dodici brani che mordono la politica e l’esistenza esile dell’umano, l’oppressione e ancora qui bla bla. Forse Manu Chao ci ha insegnato molto, che non bisogna credere alle band che “difendono” a spada tratta la povera gente, lui stesso è stato la fregatura immane di una idea paravento per fare solo una barca di miliardi alla faccia di quella gente, e allora è ora di dire basta a questi circensi furbastri, questi finti straccionati Barnum che saltano a ritmo di palanche. E tante.

Tra liriche descrittive di arti marziali, libertà , discipline e filosofie orientali, il disco scorre di suo, immagini e facce delinquenziali che si aggirano su scenari perennemente agitati, ma appunto una energia che man mano si annacqua fino a derive caciarone e ballate “contro”, spiritelli punk-irish e etno-bailamme riempiono copiosamente tutto, anime gitane e illusioni balcaniche tirano ventate ovunque e nell’insieme ci può anche stare, ma solo se si ascolta come sottofondo o al massimo come carica per una mattinata da affrontare, ma da qui agli esordi all’argento vivo ce ne corre, ma tutto prima o poi stufa e qui ci siamo arrivati vicinissimo.

La salvezza del mondo paraventata in “We rise again”, la pacchianità  da saltimbanco “Malandrino”, il ritmo barricadiero di “Amen” o il dondolio annoiato di “Hieroglyph” possono anche bastare per dare un assaggio virtuale a quello che Hutz e Soci cercano di trasferire alle messi d’orecchi, e se Madonna Ciccone – molto amica di Hutz ““ disse che “l’importante è che se ne parli” a chi diceva male di lei, c’è da credere che il Jolly Baffone sia pronto ad adeguarsi al motto, ed avere una Madonna come santo in paradiso la dice lunga. Della serie poco Gogol e niente Bordello!

Credit: Sanjay Suchak