Nel passaggio dall’ultimo album degli Hot Hot Heat al primo dei Fur Trade capitanati dall’ex leader Steve Bays e Parker Bossley (ex The Gay Nineties), la scena canadese si arricchisce di nuove sfumature comprese tra indie-rock e musica elettronica: è bene sottolineare una rilettura decisamente heavy dello yacht rock anni ’70 e un taglio spensierato al soft pop anni ’80.

Tuttavia questi sono due dei tanti elementi che in questo disco compaiono assemblati: l’ambizione di “Don’t Get Heavy” si evince dalla prima traccia omonima, l’uso dei synth controbilanciato da frequenti cambi di ritmo e l’uso delle voci è in linea con le tendenze più esaustive dell’odierno synth/indie-pop. Colpisce in generale l’architettura di un album fortemente sperimentale e di breve durata rispetto alla media, composto da un songwriting intuitivo in cui Bays e Bossley collaborano attraverso la costruzione stessa del pattern sonoro. L’intesa sembra funzionare anche se, durante i ripetuti ascolti, la struttura rivela alcune combinazioni negative: una di queste è sicuramente dovuta all’eccesso di temi melodici che le chitarre indie non riescono a proporzionare, e in parte al recupero di suoni del passato come “Same Temptation” che con l’uso del sassofono nello stile Duran Duran appesantisce lo scheletro portante del brano.

Le linee bass-funk e i fenomeni di overlapping che troviamo in pezzi come “Burning The Locals”, “Praying To The Lottery Ticket God”, sono ulteriori prove sulla qualità  del bagaglio musicale dei Fur Trade e del loro recente passato, del resto visibilissimo nella matrice indie-rock, ma da un punto di vista strutturale peccano di unità . Anche il discorso dei testi segue questa linea: spesso si assiste ad un contrasto irritante che mina una qualsiasi riconciliazione con la moltitudine dei suoni proposti.

Pur trattandosi del primo Ep, il progetto resta comunque valido e interessante: forse un approccio volto a levigare l’estrema varietà  delle influenze citate e preposto a riequilibrare l’asse tra parola e musica, potrebbe avvicinare i Fur Trade ai profili più elementari della musica elettronica contemporanea.

Don’t Get Heavy
[ Last Gang – 2013]
Genere: electro, indie-rock
Rating:
1. Don’t Get Heavy
2. Kids These Days
3. Voyager
4. Same Temptation
5. Glory Daze
6. In Between Dreams
7. Praying To The Lottery Ticket God
8. Acid Summer
9. Burning The Locals
10. Our Life Starts Now
11. Can You Dig It? (Yes I Can)
12. Pleasure Bound