A pensarci bene, per il grande disco dei This Will Destroy You bisognerà  ancora aspettare. Senza però nulla togliere alla produzione discografica fin qui prodotta. Ad esempio il disco omonimo è stato un EP di grandissima bellezza, probabilmente quello che ha dato maggior visibilità  alla band texana. Successivamente è arrivato il periodo cupo di Tunnel Blanket, un disco controverso, quasi uno spartiacque con la produzione post-rock fin li suonata. Una virata (sorprendente) verso sonorità  a volte quasi drone, a volte pienamente ambient (Hammock). Partendo da questi presupposti “Another Language” poteva seguire due strade. La prima continuare verso quella svolta tenebrosa (e discutibile a mio parere) che ha caratterizzato il disco precedente, non molto apprezzato dalla critica e neanche troppo amato dai suoi stessi fans. Oppure riprendere le vecchie sonorità  post-rockiane classiche, oramai deflazionate, ma che suscitano sempre un certo fascino per gli amanti del genere.

In questo “Another Language”, sembra sorprendere ancor di più. Perchè fa coincidere l’aspetto melodico dei primi due lavori (“Young Montain” e “This Will Destroy You”) con l’anima ambient e cupa del disco precedente.
I primi pezzi usciti allo scoperto da questo lavoro sono due esempi chiarissimi. “Dustism” batte su un tempo ostinato, mantenendo una già  sentita atmosfera nostalgica. Ma anzichè esplodere nei suoi giri continui, cambia registro a metà  brano, aprendosi sii nelle distorsioni, ma con suono non più malinconico. “Invitation” ricorda tantissimo i Radiohead, ovviamente in versione strumentale, con un batteria rullata ed un’insieme di strumenti che pian piano si aggregano tra loro, fino a far crescere sempre di più il climax per intensità .
“Another Language” è ricco di tanti momenti di buona musica. “War Prayer” con le sue distorsioni ruggenti, “The Puritan” con la sua quiete post-apocalittica o la catartica “God’s Teeth” possono essere alcuni esempi limpidi.

Nel suo complesso questo disco è un lavoro più che discreto, che segue una strada giusta, che va ulteriormente perfezionata. Perchè sono anche convinto, purtroppo, che in questo disco manchi un pizzico di emozione in più. Quel piccolo quid capace di far dei This Will Destroy You i migliore nel genere. Ho profonda convinzione che chi ha scritto pezzi come “Threads”, “Quiet”, The World Is Our___”, “They Move on Tracks of Never-Ending Light”, può veramente un giorno pubblicare il proprio “The Dark Side On The Moon”.
Lo credo. Lo spero.

Cover Album

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Another Language
[ Suicide Squeeze – 2014 ]
Genere: ambient, post-rock
Rating:
1. New Topia
2. Dustism
3. Serpent Moud
4. War Prayer
5. The Puritan
6. Mother Opiate
7. Invitation
8. Memory Loss
9. God’s Teeth