Siamo nel 2015 e i Peace tornano a esplorare le delusioni e le ossessioni sessual-sentimentali della “Gen Strange”, ovvero quei teenager e twenty-somethings che non hanno ancora raggiunto l’età  matura ma lo faranno presto. Non più “In Love” come un paio di anni fa ma sempre persone apparentemente felici e gioiose.
“Happy People” appunto, come si chiama questo secondo disco, e Harrison e Sam Koisser, Douglas Castle e Dominic Boyce paiono proprio mettercela tutta per esserlo (felici) o quantomeno sembrarlo. Just be happy, because why the fuck not? ovvero la frase tormentone che i fratellini Koisser hanno ripetuto in ogni intervista, però non riassume bene l’andamento di un album che parla più che altro di incertezza e infelicità , ma senza mai prendersi troppo sul serio.

Musicalmente “Happy People” inizia esattamente da dove finiva “In Love”: allegro con brio tra dosi calcolate al millimetro di Foals e piccole inquietudini stile Madchester, fischiettabili hooks radiofonici che tanto devono agli Ocean Color Scene, ritmi ballabili a profusione e l’immancabile pizzico di anni ottanta sintetici (“Lost On Me”) perchè, andiamo, formula che vince non si cambia. Però i Peace sono diventati ancora più ambiziosi, fanno più attenzione all’arrangiamento e alla produzione dei brani (affidata di nuovo a Jim Abbiss). E si sente soprattutto in “O You” e “World Pleasure”, canzoni per cui tra l’altro i quattro hanno rischiato di spendere buona parte del budget a disposizione a suon di archi e pazzie varie. E se qua e là  tirano fuori qualche buona idea (“I’m A Girl” col suo coretto isterico e impazzito, il pop leggerissimo di “Someday” e “Under The Moon”) il resto dell’album si perde tra tentativi di scrivere ipotetici inni generazionali lasciati a metà  (“Perfect Skin”), superficialità  massima (quasi tutti i testi e pensare che stavolta avevano detto che si sarebbero impegnati di più a scriverli) rabbia che in realtà  non colpisce nessuno (“Money”).

Inspiegabile poi che molte delle canzoni più carine sfornate di recente dalla premiata ditta Koisser & Koisser tipo “Love Me”, “Imaginary”, “Blue”, “Fur”, siano disponibili solo nell’edizione deluxe di “Happy People”: praticamente un disco doppio con otto brani in più rispetto ai dieci canonici. Otto brani che finiscono per essere i migliori. I Peace capitolo due, versione aggiornata e corretta, nonostante tutto restano se stessi. Derivativi, fighetti e ben consapevoli di esserlo, divertenti, sbarazzini. Non giocano più a fare i giovani, carini e disoccupati però. Ormai sono disimpegnati, contenti, accuratamente impacchettati e perfettamente confezionati con grande gioia degli executive incravattati della Columbia che si godono l’ennesima copertina dell’NME dedicata a questi quattro ragazzi di Birmingham.