Alla fine Byan Singer è tornato all’ovile (nonostante le vicende giudiziarie personali) nel ruolo che più gli si confà  – ossia dietro la macchina da presa – di quella saga Marvel sugli “X-Men” che egli stesso portò sul grande schermo con i primi due capitoli. Giungiamo così al quinto lungometraggio sui mutanti più celebri dei fumetti, (senza considerare i due spin-off su “Wolverine”) che ha ritrovato lo slancio sia a livello qualitativo che al box-office grazie all’episodio precedente, sorta di prequel e reboot del franchise diretto da Matthew Vaughn “X-Men:l’inizio” che era ai comandi anche di questo progetto, salvo poi mollare tutto in corsa e a lasciare le redini di uno dei lungometraggi costosi e ambiziosi sui mutanti di casa Marvel proprio all’ex enfant-prodige autore di quell’indimenticato capolavoro d’esordio de I soliti sospetti.

Un film che si poggia sul dualismo temporale – il futuro apocalittico tetro e oscuro e i colori sgargianti e saturati del passato, in divenire, che caratterizza lo stile impeccabile della pellicola (grazie alla superba fotografia di Newton Thomas Sigel) ma anche la narrazione sincopata e altalenante che mantiene un equilibrio insperato e potente.
Il potere corale tragico dell’epopea dei mutanti Marvel qui trova il giusto tono e una degna rappresentazione proprio grazie alla supervisione di Singer che riprende una degli albi più belli e importanti non solo della saga degli “X-Men” ma del mondo del fumetto stesso (“Giorni di un futuro passato” di Chris Claremont e disegnato da John Byrne) trasponendo sul grande schermo con una cura dettagliata e una passione che sembrava aver smarrito.
Incrociando due generazioni di mutanti, Singer chiude il cerchio cominciato nel 200o proprio dalla sua indole e sfacciataggine di portare sul grande schermo l’immenso e complesso universo degli X-Men completando come meglio non si poteva l’evoluzione dei super eroi con una sceneggiatura a più livelli, a incastri e a più sfaccettature ma maledettamente solida e ammaliante. Uno dei pochi casi in cui l’enorme budget garantisce epicità  ad una narrazione che sembrava aver perso lo smalto negli episodi precedente e che qui torna rigogliosa a splendere.

In questa mastodontica operazione figura un cast di star incredibile da Hugh Jackman ad Halle Berry, passando per Ian McKellen e Patrick Stewart, James McAvoy e Michael Fassbender, Jennifer Lawrence e Nicholas Hoult, Ellen Page e BooBoo Stewart, fino alle novità  Peter Dinklage, Evan Peters ed Omar Sy che riempie gli occhi. Un film coraggioso che rimette in carreggiata la saga più popolare e colta della Marvel in attesa del nuovo episodio sempre diretto da Bryan Singer ed in uscita nel 2016. Con queste premesse non vediamo l’ora.