Alex Turner non prova più interesse verso il canto, l’importante ora è ballare. “Miracle Aligner” è la perfetta sintesi tra un Hotel Chevalier di Wes Anderson e una pubblicità  di Dolce & Gabbana, balletti stereotipati tipo boyband ,tutto teso al momento dell’ipotetico bacio tra i due che non avverrà  mai. Non possono essere diventati veramente così…

è stato proprio imbattendomi in questo video che in preda a non so quale raptus catulliano ho deciso di intraprendere la recensione dei Last Shadow Puppets. Non che la mia opinione poi sia più rilevante delle altre, nè delle vostre nè di quella di penna più importanti, di certo non ho questa pretesa, ma dovreste impegnarvi nel cogliere lo sforzo emotivo richiesto ad un ragazzo del 91 cresciuto a cannette ed Arctic Monkeys nel confrontarsi con le odierne creature del Turner attuale. 70 kg di testosterone avvolto in un abito di marca francese.

Quello che forse avrete il piacere di leggere quindi non è probabilmente neanche catalogabile come recensione, è più un resoconto. Il resoconto di una vera e propria storia d’amore in cui, a tutti gli effetti, cominciano ad insorgere i primi problemi.

Sono geloso del rapporto tra Alex Turner e Miles Kane perchè quando ti ho conosciuto eri diverso cazzo. Se finirò a parlarvi solo del primo statevene, per quanto possa aver ascoltato “Don’t Forget Who You Are” il rapporto rimane totalmente sproporzionato.
Almeno sono sincero e non ho la velleità  di garantirvi un giudizio estetico insindacabile. Non lo può essere in quanto fazioso e basato su delle vicissitudini personali. Toccherà  le corde di quelli come me ed una gran parte di voi lascerà  indifferente. Mi ero innamorato dell’Alex Turner pischello, tenero e timido ed in Miles Kane non posso che vedere il male, l’anima corruttrice, la causa di tutto quel che sta accadendo al mio frontman preferito. La mia sarà  certamente una visione stereotipata ma tant’è, non vi è via d’uscita, io Miles Kane lo devo odiare per forza. Una caricatura per quanto grottesca lascia sempre trapelare barlumi di verità . Miles Kane lo odio perchè a passare dalle “cuddles in the kitchen” alle scopate nel bosco ci vuole un attimo, e il male non sono tanto le scopate nel bosco, per carità , ma le conseguenze musicali che si trascinano dietro.

Insomma, l’album si chiama “Everything You’ve Come To Expect” e , in effetti, se il mio ascolto è arrivato così tardivo è perchè sapevo davvero cosa aspettarmi. Assurdo dopo 8 anni di silenzio. Questo sapere cosa aspettarsi è comunque interpretabile su due livelli, il primo, non sarebbe stato nulla di radicalmente diverso da “The Age of the Understatement” ed il secondo, sicuramente avremmo assistito all’ormai compiuta svolta metrosessuale. Ecco, per mettere definitivamente le cose in chiaro preciso, se vi aspettate un recensione in cui descrivo tutte le canzoni una alla volta o intavolo un discorso sul fatto che l’orchestra sia meno presente sbagliate, per queste cose non c’è esame più attento del proprio orecchio. La mia analisi musicale sarà  pressochè tutta basata su un’ analisi antropologica.

Per quanto l’inizio e , in definitiva, la prima metà  dell’album rimandi in maniera abbastanza esplicita all’album precedente il debutto dei LSP era qualcosa di radicalmente differente in quanto completamente differenti erano i suoi interpreti. L’orchestra, effettivamente molto presente, non era altro che la riproduzione fisica dell’ambedue voglia di spaccare il mondo, le intenzioni erano quelle di un progetto epico , ma per quanto epico, ancora epicamente “punk”. Ora l’orchestra è un pretesto come un altro per scoparsi gnocche, sempre più gnocche, gnocche di classe… Poco più che ventenni, Alex Turner e Miles Kane, frangette identiche e strafottenti come due novizi fratelli Gallagher, cavalcavano carri armati vestiti come giovani Ministri manco fossero ultras dell’Atalanta.

Cosa è cambiato allora? All’epoca Turner, ancora senza le effigi di star e sex symbol di livello mondiale, poteva già  vantare la fama di nuovo astro nascente dell’indie rock mentre Miles, fresco di uscita dai Little Flames e consapevolmente meno famoso, si approcciava ai Last Shadow Puppets come al progetto in grado di svoltargli la carriera. Nessuno si permetteva ancora di odiarlo tantomeno provava a mettere in dubbio le sue competenze artistiche. Miles Kane era il perfetto sconosciuto, leader di un gruppo di perfetti sconosciuti salito alla ribalta perchè beniamino del nostro artista preferito ed in quanto tale amato anche da noi, amato a tal punto dal finir col generare una corrente di pensiero diametralmente opposta alla mia. C’è che sostiene che sia stato proprio Turner a rovinarlo, gente pronta ad ammettere la mediocrità  delle Scimmie Artiche, persone che addirittura sostengono di ascoltare Miles Kane già  da prima dei LSP. Diffidate dalle imitazioni ragazzi, questa è una specie rara che esiste quasi esclusivamente in Inghilterra.

Ok, sarà  quindi proprio questo successo inaspettato, questa inattesa notorietà , l’uscita dal ghetto ad aver influenzato la formazione del Miles Kane uomo in quella specie di inglese medio work class hero arricchito e sbrillucicante? Un’ostentazione forzata del menefreghismo di Liam Gallagher. In questo articolo una giornalista sconvolta lo addita addirittura di maschilismo. E soprattutto, sarà  stato questo trauma iniziale ad averne decretato la dipendenza da Alex Turner?
Questa ipotesi sembra essere confermata dai resoconti dell’album. Miles kane canta in sole tre canzoni una delle quali, “Aviation”, era già  stata composta dallo stesso prima dell’inizio della vera e propria fase di stesura del disco, ma le restanti 8 tracce sono cantate da Turner e,soprattutto, modulate sul suo stile. è presumibile che al di la dei titoli da etichetta l’intera composizione dell’opera gli sia stata affidata. Scandagliando i testi di “EUHCTE” è facilissimo imbattersi in rimandi più o meno espliciti agli Arctic Monkeys. La passione di Alex per le ragazze con i piercing è solo il più evidente, un termine inglese traducibile col francese balaclava invece solo un altro di una lista che potrebbe essere lunghissima. Insomma , ciò che traspare palesemente è lo stile di Turner come autore e quindi tutto ciò che di nuovo i LSP si portano dietro rispetto a “TAOU” è proprio limitabile a ciò che sono stati i suoi lavori e i suoi ascolti in questi anni, In particolare in “EYHCTE” ad evincere nitidamente è quella componente radiofonica\glam caratteristica di alcuni brani contenuti in “AM” quali “I Want it all” o “Snap Out of it”.

Ma prima di Miles Kane il nostro Alex ha subito l’influenza, questa volta meno nefasta, di un’altra grande rockstar mondiale, Josh Homme. Il machismo del leader dei QOTSA lo ha affascinato a tal punto da convincerlo a trasferirsi negli States, a farsi la moto, a cominciare a cambiare look e conseguentemente la propria musica. E per quanto futile vi possa sembrare quest’ultima ragione rimane sempre un leitmotiv nella storia del rock. Ma In “Suck it and See” ( altro album criticato per la propria monotematicità ) l’ormai imminente trasformazione in sosia di Elvis non riusciva ancora a scalfire quella componente candida e adolescenziale che sempre aveva contraddistinto la band di Sheffield.

Crescere è inevitabile e a costo di sfornare solo album identici ogni artista è costretto a cambiare la propria musica nel corso degli tempo. Forse è per questo che tutte le più grandi rockstar dovrebbero morire a 27 anni. Ma Turner non sembrava trovarsi totalmente a proprio agio in questi nuovi panni. In tutte le interviste si è sempre difeso ammettendo che questo nuovo “atteggiamento” non fosse altro che un armatura atta a nascondere quello che in realtà  è veramente, un ragazzo profondamente sensibile ed insicuro. Abbiamo quindi ancora a che fare con l’adorabile cantante di “Cornerstone” o il processo e ormai giunto al termine, Turner si è veramente trasformato nella versione raffinata di un concorrente del Geordie Shore?

Dopo un periodo a Parigi, dopo aver baccagliato alle migliori sfilate di Francia ed essere diventato testimonial Yves Saint Laurent Turner decide di ritrasferisi in America, questa volta pare definitivamente, ma non nell’arida e psichedelica California di Josh Homme bensì nella più confortevole e glamour Malibù (dove l’album è stato registrato). Qui probabilmente Miles Kane raggiunge il suo scopo, tra un orgetta e una seduta alla Virgin Active riesce a convincere Turner che il momento propizio per un secondo capitolo dei LSP. Immaginatevi la scena, Alex Turner sdraiato su una panca piana intendo a sollevare un bilanciere troppo pesante con Miles alle sue spalle ad aiutarlo con le ultime ripetizioni ” Alex ho pronta una canzone 8, si chiama Aviation 9, perchè non facciamo un album ? 10.” Perchè non fai un album sarebbe meglio dire”… Uno sputo di Turner ed ecco che nasce “EYHCTE”.

I greci pensavo che in corpi belli risedessero i più alti valori morali di conseguenza ogni affinità  elettiva tra maestro e discepolo si basava su un affinità  fisica. è interessante notare come i due si assomigliassero al loro debutto e come contemporaneamente siano cambiati. Miles Kane come un viscido Socrate ha sedotto corporalmente Alex Turner finendo col fottergli la testa. Miles Kane ha sedotto Alex Turner col corpo perchè era l’unica maniera che aveva per farlo sentire unico, unico come mai nessuna ragazza era mai riuscita a farlo sentire prima, perchè è solo mediante l’unione dei loro due corpi che si formano i Last Shadow Puppets, quella specie di super band ormonale uscita da un romanzo di Melippa P. In effetti troveremo tutti molto ridicolo vedere Mat Helders o Jamie Cook strusciarsi sul proprio frontman durante un concerto ma Miles Kane è pure brutto cacchio. è brutto e con Socrate condivide un altro problema. Non è mai riuscito a lasciarci nulla di scritto.

Gran parte dei suoi album solisti infatti possono vantare la mano Turner, che , nonostante tutto, è una personalità  molto fragile e condizionabile. Paragonando Miles Kane a Socrate ho certamente invertito i termini dell’equazione. La loro relazione assomiglia di più a quella tra Eugene Hutz e Madonna, con Eugene intento a scoparsi madame Ciccone solamente per diventare famoso. Potrebbero almeno essere sinceri, sposarsi e diventare il gruppo gay più fico delle storia, invece questa omosessualità  rimane latente, odiosa perchè finta. Non è altro che amore per se stessi camuffata con atteggiamenti metrosessuali. Un amore per se stessi che finirà  col rovinarli come due moderni Narcisi che sguazzano nel grande stagno delle musica che ha finito per omologarli. Quando sulla pagina Facebook del gruppo alla sezione genere si legge “indie” si intuisce come questo termine al giorno d’oggi si sia totalmente svuotato di significato, quantomeno come non sia più in grado di circoscrivere in maniera nitida un genere definito come ai tempi del loro debutto. E non se ne può neanche più fare un discorso discografico dato che i Last Shadow Puppets di indipendente oggigiorno hanno ben poco. è finito il tempo delle sbraitate e delle chitarrine suonate vicino al mento dei dischi autoprodotti e regalati durante improbabili concerti in locali sotterranei. Indie come omologazione allo stato puro e i due ne sono ben consci dato che è a questo genere di indie di moda che aspirano, indie da classifica indie di Spotify, l’indie che ormai ascolti nei camerini di Zara e di H&M.

Ricorriamo un’ultima volta alla filosofia per concludere definitivamente questa questione facendo nostro l’assunto romantico dello streben, il tendere verso qualcosa, generalmente l’infinito. Per i romantici questa era la condizione stessa, anzi, l’unica condizione in cui fosse possibile generare l’arte in quanto il senso di insoddisfazione proprio dell’artista è ciò che meglio lo aiuta nel dar sfogo alla sua espressione. Che Turner non tendesse all’infinito ma a qualcosa di più concreto sia esso la fama o la fica è assodato ma, divincolandoci dal significato del termine romantico in uso strettamente scolastico, possiamo facilmente intuire come, quando ancora i buttafuori lo rimbalzavano nei locali, la sua musica oltre ad essere estremamente più dolce fosse anche meglio riuscita.

In definitiva “EYHCTE” è un album piacione, paraculo perchè la ricerca musicale, per quanto presente, è postposta, soggiogata a determinate logiche di mercato, ancor peggior perchè non vi è nessuna major ma sono regole autoimpostasi dal duo che ormai, grazie all’immagine che si è riuscito a creare, potrebbe persino permettersi di sfornare un album di gangsta rap. E proprio qui sta il punto, come sia stato possibile che i due pur prestando più attenzione ai propri capelli che alla propria musica siano comunque riusciti a sfornare un album che, nonostante tutte le mie maledizioni e malgrado lo strabordare di espliciti riferimenti sessuali rimane un bell’album. Un buon album per quanto mediocre se rapportato alla grandezza dei suoi interpreti, e che colpisce in pieno l’obbiettivo: raggiungere l’apice della fama senza per questo dover raggiungere un apice artistico. Hanno ragione loro, cosa c’era da aspettarsi?

Alex Turner è cresciuto, facciamocene una ragione, è ha probabilmente imparato a convivere con questa sua nuova immagine di latin lover, ciò con cui però non riusciamo a convivere, il motivo vero del nostro tedio, è come questa nuova consapevolezza lo abbia totalmente deviato, come i suoi atteggiamenti sembrino tutti atti a rimarcare quando oramai sia diventato fico. Labbra che si sfiorano d’innanzi al microfono, mani sul pacco per non parlare delle orribili espressioni che da qualche anno a questa parte è solito assumere durante i concerti . Caro Alex non ce n’era bisogno, sei il più grande compositore della nostra generazione, non serviva altro per renderti bello.

L’album volge al termine, la canzone che lo chiude si intitola “The Dream Synopsis” che, nonostante il verso di dantesca memoria (It was You and Me and Miles Kane ) rappresenta comunque un finale emblematico mantenendo accese le nostre speranze. Sembra di riascoltare l’Alex di “Submarine”, l’Alex che seppur ormai fichissimo non si dimenticava del suo passato e guardava con empatia al ragazzino innamorato scrivendo un album per aiutarlo a limonare. Abbiamo capito che scopi ma ora hai rotto le palle, scappa dalla California, l’ Inghilterra è sempre stata la patria del rock, tornatene a Sheffield, incontra gli altri, fai un disco con gli Arctic Monekeys. Nessuno ti sta chiedendo “Whatever People Say I Am That’s What I’m Not” però su dai, hai capito cazzo. Poi inizia un tour. Facci tornare a sognare per favore. Ne abbiamo tutti bisogno.

Per Sempre tuo.
Beltra