Occupare il tempo libero è il grande cruccio dell’uomo medio occidentale. C’è chi si ustiona artificialmente sotto una lampada violacea, chi butta sassi dai ponti, chi dà esami all’università o chi nel migliore dei casi si fidanza. Quattro ragazzi newyorkesi hanno deciso invece di andare in giro a scovare vecchi strumenti dell’epoca di mamma e papà e di innamorarsi di tutto ciò che suoni vagamente ’60s e sia stato baciato dal sole.
In fondo il mondo a colori può annoiare, meglio la fantasia di un bianco nero sgranato. Quello che è venuto fuori è un album sorprendente fin dal primo ascolto, gioioso, divertente, in piena adorazione di qualsiasi cosa ruoti attorno al “‘pop’ di classe e alla ritmica sostenuta. Non si fanno mancare nulla, da cadenze vagamente caraibiche passate sotto il torchio elettrico di una stratocaster, allo zucchero montato a neve di “Oxford Comma”, fino a tenere ballate come in “Walcott”. Per ascoltare l’album bisogna mettere da parte qualsiasi snobismo e credere per almeno una mezz’oretta che il mondo sia un posto tremendamente piacevole.
Se poi vi ritroverete a saltellare nel centro città con bermuda bianchi ed un cocktail all’ananas con pirotecnico addobbo floreale sul bordo a sugellare il vostro rinnovato spirito, ben saprete dove cercare la causa di cotanto delirio quando vi porteranno dallo psicologo.
Il merito sarà esclusivamente di Ezra Koenig e soci, ai quali piace giocare coi riferimenti e le mescolanze interetniche; infatti nel disco ci buttano di tutto per poi mischiarlo con infaticabile leggerezza: The Clash, The Kinks, i Talking Heads, i Beatles, gli Arctic Monkeys, il mondo fruttato di Josh Rouse, accenni di ‘ska’ e “‘world-music’ (orrore! ma è solo una sensazione passeggera, tranquilli..) ed addirittura richiami di certo pop nordico a la Sondre Lerche. La verità in questi casi sta nel collo, che difficilmente rimarrà bloccato per non far ciondolare la testa. New York parla con l’accento dello Yorkshire e siamo tutti più contenti. La prossima volta che organizzerete una festa, oltre ad invitarmi, siete tenuti a mettere su questo disco e ad alzare indecentemente il volume. E non vi preoccupate: le birre le porto io.