è curioso notare come le musiche di genere (prendendo in prestito il termine dal linguaggio cinematografico) abbiano oramai colonizzato le lande più marginali del mercato discografico, lasciando così il ruolo dell’innovazione ai grandi centri americani ed inglesi: se il nord Europa è oramai patria elettiva del metal e delle chitarre pesanti, Germania ed Italia si distinguono per ottimi produzioni in ambito reggae. In Italia specialmente il culto della musica in levare non conosce riposo e dopo i fasti mainstream di alcuni nomi storici come gli Africa Unite (tornati lo scorso anno all’indipendenza e ad una ritrovata freschezza), la fertilità  della scena non è mai stata in dubbio: ultime conferme l’oramai definitivo trasloco di Alborosie in Giamaica (dove ha aperto uno studio per dedicarsi a tempo pieno alla composizione e produzione) e l’apertura, da parte de La Tempesta, di una sezione interamente dedicata ai suoni dell’isola delle Grandi Antille (gestita meravigliosamente dal bassista e producer friulano Paolo Baldini).
Raphael è uno degli artisti di maggior spicco tra le nuove leve del reggae made in Italy, approdato grazie al precedente lavoro e al conseguente ed enorme tour presso la label americana Sugar Cane: il nuovo disco però non convince appieno, non riuscendo ad unire all’energia positiva, alla grande sezione ritmica e alle liriche classiche una veste contemporanea, una produzione più coraggiosa. Così, rispetto per esempio agli esperimenti degli ultimi Africa Unite, alle innovative soluzioni di Paolo Baldini o anche agli spunti soul-pop dei Mellow Mood, “Reggae Survival” risulta un album più convenzionale, un disco da consigliare soprattutto agli appassionati del reggae più genuino.