Mick Harvey, il 57enne polistrumentista noto soprattutto per il suo aver fatto parte di gruppi quali i Bad Seeds di Nick Cave, the Birthday Party, Crime and the City Solution, ha pubblicato un nuovo album da solista, “Delirium Tremens”, terzo lavoro dedicato alla rivisitazione anglicizzata delle canzoni di Serge Gainsbourg (il primo, “Intoxicated man”, risale al 1995, e il quarto già  annunciato per il prossimo novembre si chiamerà  “Intoxicated women”).
Se nei primi due album di questa serie Harvey si sentiva seriamente impegnato nella scoperta di un artista troppo poco conosciuto, in questo si è lasciato trasportare unicamente dai suoi gusti e dal suo piacere.

Le suggestioni e le atmofere di “Delirium Tremens” sono molto varie, si inizia con “The man with the cabbage head” dove la sua voce tenebrosa recita su musica apocalittica. Segue l’aplomb di “Deadly Tedium” che scivola con distacco tra i calici gli abiti e i sorrisi di una qualche occasione mondana; la versione risulta un po’ più cupa dell’originale, più interiore, quasi a dire che quello che porta alla noia non è il rapporto con una donna reale, ma con un femminino stereotipizzato (e rappresentato nel video da manichini).
Il mambo del duetto di “Coffee Colour”, praticamente identica all’originale, irrompe a sorpresa a colorare di tinte pastello l’atmosfera.
Un rock cupo ipnotico e ossessivo torna con “The convict song”, e ulteriormente con “SS C’est bon”, con chitarre acide e un basso potente, pulsante come un ritmo tribale, si ammorbidisce ma diventa ancora più scuro con “I Envisage”.

“In A day like another” domina la bella interpretazione della voce femminile di Xanthe Wite, mentre la voce di Harvey torna con “A violent poison that’s what love is”, narrazione rock ricca di ritmo e di chitarre, decisamente trascinante.
In “more and more, less and less”, e poi anche in “Don’t say a thing”, molto francese anche se tradotto in inglese risulta il duettare tra voce maschile profonda e voce femminile morbida e delicata, con le quali dialogano i violini qui particolarmente presenti.

“Boomerang” sembra raccogliere tutte le suggestioni e tutte le abilità  strumentali di Harvey e degli altri musicisti, tra chitarre pianoforte e violini contemporaneamente alla ribalta, oltre a una sezione ritmica incalzante, infine The decadance chiude l’album con ancora un duetto di cupa dolcezza, dove stavolta la partner Katy Beale lo è anche nella vita, come lo era Jane Birkin per Gainsbourg.

Nell’insieme l’album è un bellissimo lavoro di traduzione delle liriche, ottimamente eseguito come ci si può attendere dal punto di vista strumentale e delle voci, ma da questo stesso punto di vista non mi sembra regalare sorprese interpretative: andando a riascoltare i brani originali si direbbe davvero che fosse già  tutto lì e che non si sia cercato neanche di rivisitarli e riattualizzarli, come a sottolinearne la validità  nel tempo, oppure proprio per la scelta di lavorare soprattutto sui testi. Mi resta un po’ di insoddisfazione proprio per questo fatto che l’album mi dice in effetti parecchio di interessante su Serge Gainsbourg, ma troppo poco mi sembra, invece, su Mick Harvey.

Credit Photo: Bandcamp