“New Energy” arriva a distanza di due anni da “Morning / Evening” – l’extended play che esplorava sonorità  etniche in una doppietta di brani a presa diretta da venti minuti ciascuno – e quattro dopo “Beautiful Rewind”, l’ultima, cronologicamente e sostanzialmente, da poter definire opera completa e pensata per un pubblico più ampio. L’estro e la creatività  di Kieran Hebden sono costante sorpresa anche per i palati più raffinati, perchè ricche di componenti che, non scopriamo oggi, sono capaci di rinnovare cicli e stili a sè.

Il dibattito su quanto l’artista britannico sia eclettico è difatti sempre vivo attraverso le sue evoluzioni, release dopo release, e tiene vivo un interesse che Hebden sa gestire sapientemente per infiammare la rete ogni qual volta decida di ritornare a pubblicare nuovo materiale. Anche in questo caso, infatti, un discorso sulle sua scelte in tema di composizione risulta decisamente stimolante: a differenza di alcune virate bizzarre e imperfette degli ultimi esperimenti, pare evidente un certo ricongiungimento con alcune delle sonorità  affini ai capolavori di inizio millennio: “Pause” e “Rounds”.

Se è vero che quelli che furono il biglietto da visita per far conoscere Four Tet al mondo dell’elettronica intelligente e colta appartengono al passato, nell’ultimo disco si avverte un principio di genuina spontaneità  non troppo distante dalla strada intrapresa ormai più di un decennio fa. Quella stessa tempra e quella stessa eleganza, trasmesse in opere rimaste cristallini esempi del nuovo corso della musica da club d’èlite, rivivono una nuova energia (come da titolo), come sintomo di crescita ma anche di evoluzione.

La caratteristica principale dell’album, evidenziata soprattutto da chi aspettava al varco una nuova impronta, è quasi antitesi di quanto Four Tet ha mostrato nei diversi remix usciti per clienti da tutto il mondo durante gli ultimi anni, nei quali si è cimentato in una più conservatrice riproposizione pop del suo estro da sample-addicted. Difatti, un’esplorazione sonora fatta di ambient, jazz e cromature chill-out, in un’unica corposa entità  che non si fa mai fatica ad accettare, rimanendo piacevolissima all’ascolto.

Per tutta una serie di motivi contingenti all’importanza dell’artista, sarà  frequente sentir parlare di “New Energy” come un passaggio estemporaneo, per via di un’incerta o non dichiarata natura e per la mancanza di vere icone che catalizzino l’attenzione ad un pubblico più ampio. Eppure, nel dettaglio e nella cura di questi 14 brani, ci sembra che invece il nostro abbia rispettato molto di più quest’opera rispetto a quanto abbia fatto per esperimenti e progetti recenti, miscelando un’ora di gradevolissima introspezione a tinte costantemente diverse, ma con un’anima unica affettiva.