Stephen Wilkinson è arrivato al suo nono album sotto l’alias Bibio, un progetto ricco di sonorità  che rimandano al calore delle onde lo-fi e al trip-hop vecchia maniera, che ha sempre saputo fondere con un eccelsa vena creativa in più direzioni. Dalle ballate elettroniche al pop sintetico, la mente dell’artista britannico ha generato costantemente un grande battito di emozioni cristalline: difficile trovare, anche in passato, dischi che non abbiano uno stile ed un marchio perfettamente messo a punto. “Phantom Brickworks” fa esattamente lo stesso gioco, spingendosi verso un complesso territorio a metà  tra sperimentalismo e improvvisazione, che ricorda molto i precedenti “Fi” ed “Ambivalence Avenure”.

Quello che ci pare evidente, già  dall’apertura con “9:13”, è il trasporto verso una dimensione eterea e trasognante, in cui si percepiscono sensazioni di un piacevole inconscio. L’estro dell’onirismo traslato in suono che Bibio ha sempre avuto modo di far emergere nella sua composizione, si prende in questo disco tutta la struttura necessaria per sovrastare ogni cosa, per cui ogni suono è talmente studiato quanto spontaneo, sincero. L’atmosfera cinematica avvolge in un ascolto quasi al limite del sacro, in un flusso continuo che percorre tappe distinte ma legate da un filo conduttore ben preciso. Ancor più che un’esplorazione ambient, “Phantom Brickworks” diventa di brano in brano un vero e proprio mediometraggio sonoro, una soundtrack per un percorso fiabesco che resta perennemente a cullare nuove immagini sullo sfondo.

Da “Pantglas” in avanti, il piano la fa da padrona in un falso contatto incalzante con dei disturbi di frequenza che sembrano provenire dai tape-recordings dell’inizio dello sperimentalismo. Sarà  il tracciante che contraddistingue tutta la parte centrale, fino alla chiusura offerta da “Branch Line” e “Capel Bethania”, dove è più nitida e presente l’intenzione di lasciare la melodia a remare da sola, come in una suite per pianoforte, libera di spaziare. Anche a questo giro, Bibio riesce a non diventare mai retorico, entrando a contatto con un mondo di soundscape complessi e introspettivi che regalano un ascolto di pura passione.